Introduzione
Questo è uno dei discorsi più profondi nel Canone Pāli. Offre un trattamento esteso degli insegnamenti del co-sorgere dipendente (paṭicca samuppāda) e del non-sé (anattā) in un contesto delineato da come questi insegnamenti funzionano nella pratica.
La prima parte del discorso considera i fattori del co-sorgere dipendente in sequenza, dall’effetto alla causa, tracciandoli fino alla dipendenza reciproca di nome-e-forma (attività mentale e fisica) da una parte, e coscienza dall’altra. In relazione a questo punto, vale la pena notare che la parola “grande” nel titolo del discorso potrebbe avere un doppio significato: modificando la parola “discorso”—è un discorso lungo—e modificando “cause”, riferendosi al fatto che nome-e-forma e coscienza come fattori causali possono spiegare tutto ciò che è descrivibile nel cosmo.
Dopo aver tracciato la sequenza di base dei fattori nel modello causale, il discorso esamina le loro interrelazioni, mostrando come possano spiegare lo stress e la sofferenza sia a livello individuale che sociale.
La seconda parte del discorso, affrontando l’insegnamento del non-sé, mostra come il co-sorgere dipendente dia risalto a questo insegnamento nella pratica. Inizia con una sezione sui Contorni di un Sé, classificando i vari modi in cui un senso di “sé” potrebbe essere definito in termini di forma. Lo schema di analisi introdotto in questa sezione—classificare le visioni del sé secondo le variabili di forma e informe; finito e infinito; già esistente, naturalmente sviluppato nel futuro, e alterabile attraverso lo sforzo umano—copre tutte le teorie del sé proposte negli Upaniṣad classici, nonché tutte le teorie del sé o dell’anima proposte in tempi più recenti. L’inclusione di un sé infinito in questo elenco smentisce la credenza che gli insegnamenti del Buddha sul non-sé negassero solo un senso di “sé separato” o “limitato”. Il discorso sottolinea che anche un senso di sé illimitato, infinito e onnicomprensivo si basa su una tendenza sottostante della mente che deve essere abbandonata.
La sezione successiva, sui Non-Contorni di un Sé, mostra che è possibile per la mente funzionare senza leggere un “sé” nell’esperienza. Le sezioni rimanenti si concentrano sui modi in cui ciò può essere fatto trattando il senso del sé come si relaziona a diversi aspetti di nome-e-forma. La prima di queste sezioni—Assunzioni di un Sé—si concentra sul senso del sé come si relaziona al sentire, uno dei fattori di “nome” in nome-e-forma. La sezione successiva—Sette Stazioni della Coscienza—si concentra sulla forma, sull’informe e sulla percezione, che è un altro dei fattori di “nome” che permette un luogo per la coscienza di atterrare e crescere a livello “macro” nel ciclo di morte e rinascita. L’ultima sezione—Otto Emancipazioni—si concentra sulla forma, sull’informe e sulla percezione a livello “micro” nella pratica dell’assorbimento meditativo (jhāna).
In ciascuno di questi casi, una volta che il senso di attaccamento e identificazione con nome-e-forma può essere spezzato, anche la dipendenza reciproca tra coscienza e nome-e-forma viene spezzata. Questo porta alla libertà totale dai limiti di “quanto lontano ci sono mezzi di designazione, espressione e delineazione… quanto lontano si estende la dimensione del discernimento, quanto lontano il ciclo ruota per la manifestazione (discernibilità) di questo mondo—cioè, nome-e-forma insieme alla coscienza.” Questa è la liberazione a cui mirano gli insegnamenti del Buddha.