(Gensa Shibi)

Xuansha Shibei

Xuansha Shibei – Ritratto
玄沙師備
835 908

Informazioni

Biografia

XUANSHA SHIBEI (Cinese Tradizionale: 玄沙師備; Wade-Giles: Hsüan-sha Shih-pei; Pinyin: Xuánshā Shībèi; Giapponese: Gensa Shibi) fu discepolo di Xuefeng Yicun. Proveniva dall’antica Fuzhou. Da giovane visse come pescatore sul fiume Nantai. A un’età piuttosto avanzata, intorno ai trent’anni, abbandonò la vita laica per entrare in un tempio sul Monte del Loto. In seguito fu ordinato dal maestro del Vinaya Lingxun presso il Tempio Kaiyuan a Yuzhang (vicino all’odierna Nanchang). Condusse una vita ascetica, indossando soltanto una veste rattoppata e sandali di paglia. Spesso digiunava invece di consumare il pasto serale, ed era considerato insolito dagli altri monaci. Fu chiamato “Asceta Bei”. Il suo rapporto con Xuefeng era come quello di un fratello minore. Come suo discepolo più vicino, Xuansha collaborò con Xuefeng alla costruzione del centro di pratica del maestro. Si dice che un giorno abbia realizzato il risveglio leggendo le parole del Sutra Surangama.

Dopo aver lasciato Xuefeng, visse dapprima al Monastero di Puying. In seguito si trasferì sul Monte Xuansha a Fuzhou, dove rimase per i successivi trent’anni. Il governatore di Min1 lo onorò, conferendogli la veste viola e il titolo di “Grande Maestro della Sola Dottrina”.

Aneddoti

1

Un giorno Xuefeng chiese a Xuansha: «Che cos’è l’Asceta Bei?»

Xuansha rispose: «Non oso ingannare la gente».

Un altro giorno Xuefeng chiamò Xuansha dicendo: «Perché l’Asceta Bei non va a praticare in altri luoghi?»

Xuansha rispose: «Bodhidharma non è venuto dall’Occidente. Il Secondo Patriarca non è andato in India».

Xuefeng approvò questa risposta.

2

Un giorno Xuefeng entrò nella sala e si rivolse ai monaci dicendo: «Se volete comprendere questa questione, è come guardare in uno specchio antico. Se viene uno straniero, appare uno straniero. Se viene un Han, appare un Han».2

Xuansha disse: «Se all’improvviso emerge lo specchio limpido, allora che accade?»

Xuefeng disse: «Lo straniero e l’Han sono entrambi nascosti».

Xuansha disse: «I piedi del maestro ancora non toccano terra».

3

Dopo che Xuansha divenne abate del Monte Xuansha, entrò nella sala e si rivolse ai monaci dicendo: «La Via del Buddha è vasta e serena. Non vi è alcun sentiero da percorrere. Non vi è alcuna porta della liberazione. Non vi sono pensieri riguardo a una “persona della Via”. Non vi sono i “tre mondi”. Pertanto non si può né “trascendere” né “cadere in”. Stabilire qualcosa contrasta con la verità. La negazione è una costruzione. Il movimento dà origine alla radice di nascita e morte. L’immobilità è il dominio della caduta nell’illusione. Quando movimento e immobilità si estinguono, si cade nella negazione vuota. Quando movimento e immobilità sono entrambi accolti, la natura di buddha resta nascosta. Quanto alle faccende mondane o agli stati mentali, dovreste essere come un albero freddo e morto. Allora realizzerete la grande funzione senza perderne la grazia. Tutte le forme saranno illuminate come in uno specchio. Né la luminosità né l’oscurità vi confonderanno. L’uccello volerà nel vuoto, e non sarà distinto dalla forma vuota. Allora nelle dieci direzioni non vi sarà forma e nei tre mondi non vi saranno tracce».

*   *   *

I seguenti passaggi sono tratti da Gli Insegnamenti del Maestro Zen Xuansha Shibei

4

Un giorno Xuansha entrò nella sala ma rimase in silenzio. I monaci si stancarono di aspettare che esponesse il Dharma e, dopo un po’, tutti si alzarono per andarsene. Xuansha esclamò: «Guardate, siete tutti uguali! Non uno che sia dotato di saggezza! Vedete qui le mie due labbra e vi ci accalcate cercando di estrarre significato da qualche parola. Ma quando realmente ve lo mostro, nessuno di voi lo riconosce. Guardate! È così arduo! Così difficile!»

5

Una volta Xuansha disse: «Tutti voi praticanti di Zen, siete venuti qui a piedi da ogni parte, chiedendomi di aiutarvi a praticare lo Zen e a studiare il Tao. Avete inteso questo luogo come speciale, e quando arrivate qui ponete ogni sorta di domande. Dal momento che avete fatto ciò, allora dovreste esaminare a fondo questo luogo! Non sono stato completamente franco con voi? Estinguo ciò che sapete. E allora che cosa rimane? Se non rimane nulla, a cosa serve la vostra conoscenza? Poiché siete giunti qui, ora vi chiedo: qualcuno di voi ha l’occhio della saggezza o no? Se sì, mostratelo adesso. Possiamo vederlo? Se non possiamo, allora dico che siete tutti ciechi e sordi. È così? Siete disposti a parlare in queste condizion? I virtuosi praticanti Zen non si sottomettono volontariamente. Siete monaci autentici? La sommità del vostro capo è esposta a tutti i buddha nelle dieci direzioni. Non osate mostrare il minimo errore!»

6

Xuansha istruì l’assemblea dicendo: «I grandi maestri parlano ampiamente di raggiungere e beneficiare gli esseri. Se incontrassero tre persone con diverse disabilità, come le raggiungerebbero? Per un cieco, se brandissero il bastone o sollevassero lo hossu3, egli non lo vedrebbe. Per un sordo, se parlassero di samādhi, egli non lo udirebbe. Per un muto, se lo chiamassero a parlare, non potrebbe farlo. Allora, come potrebbero raggiungerli? Se questi persone non possono essere raggiunti, allora il Buddhadharma non ha effetto».

7

Il maestro zen Xuansha disse ai monaci: «Tutti voi state vedendo un grande pericolo. Vedete tigri, coltelli e spade minacciare la vostra vita e state sperimentando un terrore sconfinato. Com’è? È come se il mondo si dipingesse da sé con immagini dell’inferno, facendo apparire tigri, coltelli e spade proprio davanti a voi, e vi sentite atterriti. Ma se ora fate simili esperienze, allora è un terrore che nasce dalle vostre illusioni personali, non qualcosa che qualcun altro sta creando per voi. Volete comprendere queste illusioni e questi sentimenti confusi? Se sì, allora sappiate che avete l’occhio di diamante. Se lo comprendete, vi rendete conto che tutte le cose del mondo non esistono veramente. Dunque in che modo potrebbero mai minacciarvi tigri, lupi, coltelli e spade? Se Shakyamuni avesse affrontato la questione come fate voi, non ci sarebbe mai riuscito.

«Per questo vi dico che l’occhio di un vero praticante abbraccia l’intero mondo. Comprende l’intero universo. Non sfugge neppure un singolo capello. Allora, dove potrebbe esserci una sola cosa che vi resti da vedere o da realizzare? Questa trascendenza! Questo stato miracoloso! Perché non lo indagate?»

8

Xuansha disse: «È come se foste tutti seduti sul fondo di un vasto oceano, completamente sommersi, e ancora tendeste la mano agli altri implorando acqua. Capite? Se volete realizzare la saggezza e lo stato di bodhisattva, potete farlo se avete grande capacità di saggezza. Con grande capacità di saggezza potete farlo subito. Ma se la vostra capacità di base è alquanto carente, allora dovete essere diligenti e perseverare, giorno e notte dimenticando cibo e sonno, sopportando come se entrambi i vostri genitori fossero morti, vivendo in tale ansia. Offrite tutta la vostra vita e, con l’aiuto degli altri, impegnandovi sinceramente per la verità, certamente raggiungerete l’illuminazione».

9

Un monaco chiese: «Perché non riesco a parlare?»

Xuansha disse: «Chiudi la bocca. Ora puoi parlare?»

10

Un monaco chiese: «Che cos’è? E perché è così difficile da realizzare?»

Xuansha disse: «Perché è troppo vicino». ([Più tardi] Fayan disse: «Non potrebbe essere più vicino. In realtà è il monaco stesso».)

11

Un monaco disse: «Sono appena arrivato qui e supplico il maestro di indicarmi una porta attraverso cui possa entrare».

Xuansha disse: «Senti il suono dell’acqua del ruscello Yan?»

Il monaco disse: «Lo sento».

Xuansha disse: «Quello è il luogo del tuo ingresso».

Note


1 Min è l’antico nome dell’area oggi più o meno coperta dalla provincia del Fujian.


2 “Han” è il nome tradizionale della popolazione etnica cinese.


3 Lo Hossu (払子; Cinese: Fuzi; Sanscrito: vālavyajana) è un bastone corto a cui sono legati un fascio di crini di cavallo, peli di mucca, yak o fili di canapa, brandito da un prete buddhista zen. Spesso descritto come uno “scacciamosche”, si crede che il bastone protegga dai desideri, ma serva anche a liberarsi dalle mosche senza ucciderle. Lo hossu è considerato uno dei simboli dell’autorità di un maestro Zen nell’insegnare e trasmettere il Buddha-Dharma ed è spesso passato dal maestro al suo erede.