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Durante i suoi viaggi, il nostro Maestro fece visita a Nan Ch‘üan (il suo superiore). Un giorno, all’ora di cena, prese la sua ciotola e si sedette di fronte alla sedia alta di Nan Ch‘üan. Notandolo lì, Nan Ch‘üan scese per riceverlo e chiese: «Da quanto tempo Vostra Reverenza segue la Via?»
«Da prima dell’era di Bhisma Rāja», fu la risposta.8
«Davvero?» esclamò Nan Ch‘üan. «Sembra che il Maestro Ma9 abbia un degno nipote10 qui.» Il nostro Maestro poi si allontanò silenziosamente.
Qualche giorno dopo, mentre il nostro Maestro stava uscendo, Nan Ch‘üan osservò: «Sei un uomo enorme, perché indossi un cappello di dimensioni così ridicole?»
«Ah, beh», rispose il nostro Maestro. «Contiene un vasto numero di chiliocosmi.»
«E io, allora?» chiese Nan Ch‘üan, ma il Maestro si mise il cappello e se ne andò.11
Note
8 Questo implica che egli era sulla Via da molti eoni prima che l’attuale ciclo del mondo iniziasse—un’allusione all’eternità in cui tutti condividiamo per la nostra identità con l’Unica Mente. ↩
11 Così come la prima parte dell’aneddoto implica la coesistenza con l’eternità, la seconda dimostra la coestensività con il Vuoto. Quando il Maestro si allontana, implica che ha avuto la meglio nella discussione. Come si vedrà, ammette la sconfitta con una triplice prostrazione. I commentatori giapponesi tendono a pensare che il famoso cappello di Huang Po fosse troppo grande anche per lui; ma i cinesi, giustamente credo, pensano che il cappello fosse troppo piccolo—il che, ovviamente, aggiunge un punto alla storia. Le parole del testo sono 戴箇些子大笠 [ TAI KO HSIEH-TZÛ TA LI ] “indossare un cappello di dimensioni minuscole”; ma la parola TA, che significa “grandezza” o “taglia, significa comunemente anche “grande”. Da qui l’errore, che è più comprensibile in quanto HSIEH-TZÛ—“minuscolo”—è un termine cinese molto colloquiale che probabilmente significa qualcosa di completamente diverso in giapponese. ↩