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Una continuazione da 34
Quando il Maestro ebbe preso posto nella sala dell’assemblea, iniziò:
«Voi, gente, siete proprio come ubriachi. Non so come riusciate a stare in piedi in una condizione così fradicia. Perché, tutti moriranno dal ridere di voi. Sembra tutto così FACILE, quindi perché dobbiamo vivere per vedere un giorno come questo? Non capite che in tutto l’Impero T’ang18 non ci sono “maestri esperti di Zen”?»
A questo punto, uno dei monaci presenti chiese: «Come puoi dire questo? In questo preciso momento, come tutti possono vedere, siamo seduti faccia a faccia con uno che è apparso nel mondo19 per essere un maestro di monaci e una guida per gli uomini!»
«Per favore, notate che non ho detto che non c’è Zen,» rispose il nostro Maestro. «Ho semplicemente sottolineato che non ci sono MAESTRI!»
In seguito, Wei Shan riferì questa conversazione a Yang Shan e chiese cosa implicasse.
Disse Yang Shan: «Quel cigno è in grado di estrarre il latte puro dalla miscela adulterata. È molto chiaro che lui20 non è solo un’anatra comune!»
«Ah,» rispose l’altro. «Sì, il punto che ha fatto era molto sottile.»21
Note
19 A phrase normally used of Buddhas. ↩
21 The implications of this anecdote are manifold. Huang Po’s final remark implies among other things the impossibility of TEACHING Zen, which can only be properly apprehended through intuitive understanding arising from within ourselves. Another implication, harking back to the silence of the monastery administrator, is that the existence of INDIVIDUALS, Zen Masters or otherwise, is of a purely transitory order. Absorption in Zen leads to an experience of unity in which ‘one’ and ‘other’ are no longer valid. The One is neither a Zen Master nor anything else. ↩