Caso Principale
Il Maestro Zhàozhōu Cōngshěn1 della provincia di Héběi chiese al Maestro Nánquán:2 «Cosa accade a una persona che ha riconosciuto l’esistenza? Dove va?»
Il Maestro Nánquán disse: «Va a vivere nella casa di un sostenitore del tempio, davanti al cancello del tempio, e diventa un bufalo d’acqua castrato.»
Zhàozhōu Cōngshěn disse: «Ringrazio il Maestro per gli insegnamenti che ho ricevuto.»
Il Maestro Nánquán disse: «La scorsa notte, a mezzanotte, la luna è entrata dalla mia finestra.»
Commento
Il kōan inizia su un piano idealistico con la domanda del Maestro Zhàozhōu riguardo al comportamento di una persona che ha riconosciuto la realtà. Forse, come molti ancora oggi, egli aveva una visione idealizzata di un simile individuo: “Qual è il comportamento dei grandi santi che vivono in una realtà limpida e senza ostacoli? Quali miracoli compiono? Come esprimono la loro sublime saggezza?”
Il Maestro Nánquán non ne volle sapere. Prese l’idea astratta di Zhàozhōu e la calò in una situazione molto concreta e pratica. Il Maestro Nánquán stava invecchiando. Prima o poi la vita rigorosa del tempio sarebbe potuta diventare troppo per lui. Dove sarebbe andato? Sarebbe andato a casa di alcuni sostenitori del tempio nei dintorni, dove avrebbe vissuto come un “bufalo d’acqua castrato”, che vive pacificamente e in silenzio, senza causare fastidi a nessuno. Dove va una persona che sa riconoscere la realtà? Cosa fa? Fa semplicemente ciò che la situazione richiede.
Zhàozhōu Cōngshěn espresse la sua gratitudine per l’insegnamento del maestro e il kōan si conclude con la quarta fase: la realtà stessa. Il Maestro Nánquán espresse la semplice meraviglia della realtà: la luce della luna che entrava dalla sua finestra a notte fonda. Tutte le situazioni racchiudono questa stessa semplice bellezza.
Note
1 Zhàozhōu Cōngshěn 778-897 (趙州從諗; giapponese: Jōshū Jūshin) fu un maestro Ch’án (Zen) della tarda epoca Tang, il cui lignaggio si estinse rapidamente a causa delle persecuzioni contro il buddhismo in Cina in quel tempo e di cui non si attestano discendenze dopo l’anno 1000. Compare frequentemente nei kōan, il più famoso dei quali è certamente: un monaco chiese a Zhàozhōu: «Un cane possiede la natura di Buddha o no?» Zhàozhōu rispose: «Wu» (無, giapponese: Mu, italiano: “niente, nulla, non”). ↩
2 Nánquán Pǔyuàn 709–788 (南泉普願; giapponese: Nansen Fugan) fu un maestro Ch’án durante la dinastia Tang. Nel 795, dopo la sua esperienza d’illuminazione sotto il Maestro Mǎzǔ Dàoyī, costruì una capanna sul Monte Nánquán (da cui deriva il suo nome nel Dharma) e lì visse da eremita per tre decenni. Col tempo alcuni monaci lo convinsero a scendere dai monti e fondare un tempio, e da allora ebbe sempre centinaia di studenti. ↩