Biografia
XUEFENG YICUN (Cinese Tradizionale: 雪峰义存; Wade–Giles: Hsüeh-feng I-ts’un; Pinyin: Xuěfēng Yìcún; Giapponese: Seppō Gizon) fu discepolo di Deshan Xuanjian. Proveniva dalla città di Nanan, nell’antica Quanzhou (nell’odierna provincia del Fujian). Si racconta che, ancora bambino, Xuefeng si rifiutasse di mangiare cibo non vegetariano. Un giorno, mentre veniva portato sulla schiena dalla madre, apparve un corteo funebre con bandiere e fiori. Ciò causò un profondo mutamento nell’espressione del bambino. All’età di dodici anni lasciò la casa per vivere al Tempio Yujian nella città di Putian. In seguito viaggiò ampiamente, giungendo infine al Tempio Baocha nell’antica Youzhou (l’odierna Pechino), dove ricevette l’ordinazione. Più tardi si recò a Wuling (vicino all’odierna Changde, nella provincia di Hunan), dove studiò sotto la guida del grande maestro Deshan, diventandone infine erede del Dharma. Tuttavia, la realizzazione più profonda di Xuefeng avvenne insieme al suo fratello di Dharma Yantou, mentre erano in viaggio e alloggiavano in una locanda di montagna durante una tempesta di neve. Nell’anno 865, Xuefeng si trasferì alla Vetta Nevosa, sul Monte della Zanna d’Elefante a Fuzhou, dove fondò il Monastero Guangfu e ottenne il suo nome di montagna. Il monastero prosperò, arrivando a contare fino a millecinquecento monaci.
Fedele allo spirito dello Zen, l’insegnamento di Xuefeng non si basava su parole o concetti, ma metteva in risalto l’autorealizzazione e l’esperienza diretta. Le scuole Zen Yunmen e Fayan, due delle cinque case dello Zen tradizionalmente riconosciute, si svilupparono a partire dagli allievi di Xuefeng.
Aneddoti
1
Xuefeng prestava servizio come cuoco di riso presso Dongshan.
Un giorno, mentre stava scolando il riso, Dongshan gli chiese: «Scoli il riso dalla sabbia o la sabbia dal riso?»
Xuefeng rispose: «Sabbia e riso vengono scolati insieme.»
Dongshan disse: «In tal caso, cosa mangeranno i monaci?»
Xuefeng allora rovesciò la pentola del riso.
Dongshan disse: «Va’! La tua affinità è in accordo con Deshan!»
2
Quando Xuefeng lasciò Dongshan, questi gli chiese: «Dove stai andando?»
Xuefeng rispose: «Ritorno a Lingzhong [Fuzhou].»
Dongshan chiese: «Quando partisti da Lingzhong per venire qui, quale strada prendesti?»
Xuefeng rispose: «Presi la strada che attraversa i Monti delle Scimmie Volanti.»
Dongshan chiese: «E quale strada prendi ora per tornare là?»
Xuefeng rispose: «Ritorno nuovamente attraverso i Monti delle Scimmie Volanti.»
Dongshan disse: «C’è qualcuno che non prende la strada dei Monti delle Scimmie Volanti. Lo conosci?»
Xuefeng rispose: «Non lo conosco.»
Dongshan chiese: «Perché non lo conosci?»
Xuefeng rispose: «Perché non ha volto.»
Dongshan disse: «Se non lo conosci, come fai a sapere che non ha volto?»
Xuefeng rimase in silenzio.
3
Quando Xuefeng viaggiava con Yantousul Monte Tartaruga, nella provincia di Li, rimasero temporaneamente bloccati in una locanda durante una tempesta di neve. Ogni giorno, Yantou dormiva dall’alba al tramonto, mentre Xuefeng passava le giornate seduto in meditazione Zen.
Un giorno Xuefeng gridò: «Fratello maggiore! Fratello maggiore! Alzati!»
Yantou disse: «Che c’è?»
Xuefeng disse: «Non restare in ozio. I monaci in pellegrinaggio hanno la profonda conoscenza come compagna, ed essa deve accompagnarci in ogni momento. Ma qui oggi tu fai solo che dormire!»
Yantou urlò di rimando: «Mangia a sazietà e dormi! Sedere sempre lì in meditazione è come essere una statuetta d’argilla nella capanna di un contadino. In futuro non farai che spaventare gli uomini e le donne del villaggio!»
Xuefeng si indicò il petto e disse: «Qui sento inquietudine. Non oso ingannare me stesso [non praticando con diligenza].»
Yantou disse: «Dico sempre che un giorno costruirai una capanna su un picco solitario e annuncerai un grande insegnamento. Eppure parli ancora così!»
Xuefeng disse: «Sono davvero in ansia.»
Yantou disse: «Se è davvero così, allora rivela la tua comprensione, e dove sarà corretta la confermerò, e dove sarà errata la sradicherò.»
Xuefeng disse: «Quando andai per la prima volta da Yanguan, lo sentii parlare di vacuità e forma. In quel momento trovai un varco.»
Yantou disse: «Per i prossimi trent’anni non parlare più di questa faccenda.»
Xuefeng disse: «E poi vidi la poesia di Dongshan che diceva: “Evita di cercare altrove, poiché ciò è lontano dal Sé; ora viaggio da solo, ovunque lo incontro; ora è esattamente me, ora non sono io.”»
Yantou disse: «Se è così, non ti salverai mai.»
Xuefeng disse: «Più tardi chiesi a Deshan: ‘Uno studente può comprendere l’essenza degli antichi insegnamenti?’ Egli mi colpì e disse: ‘Cosa hai detto?’ In quel momento fu come se il fondo di un secchio d’acqua fosse caduto via.»
Yantou disse: «Non hai sentito dire che “ciò che entra dal portone principale non sono i gioielli di famiglia”?»
Xuefeng disse: «Allora, in futuro, che cosa dovrei fare?»
Yantou disse: «In futuro, se vorrai esporre un grande insegnamento, esso dovrà sgorgare dal tuo stesso petto. In futuro il tuo insegnamento e il mio copriranno cielo e terra.»
Quando Xuefeng udì queste parole, sperimentò un’illuminazione insuperabile. Poi si inchinò e disse: «Fratello maggiore, finalmente oggi sul Monte Tartaruga ho raggiunto la Via!»
4
Dopo che Xuefeng assunse l’abbaziato alla Vetta Nevosa, un monaco gli chiese: «Quando il maestro era da Deshan, che cosa ottenne che gli permise di smettere di cercare oltre?»
Xuefeng disse: «Andai a mani vuote e tornai a mani vuote.»
Un monaco chiese a Xuefeng: «L’insegnamento degli antenati è lo stesso dell’insegnamento scritturale oppure no?»
Xuefeng disse: «Il tuono rimbomba e la terra trema. Dentro la stanza non si ode nulla.»
Xuefeng disse anche: «Perché vai in pellegrinaggio?»
5
Un giorno, Xuefeng entrò nella sala dei monaci e accese un fuoco. Poi chiuse a chiave la porta anteriore e quella posteriore e gridò: «Al fuoco! Al fuoco!»
Xuansha prese un pezzo di legna e lo gettò dentro dalla finestra. Xuefeng allora aprì la porta.
Xuefeng chiese a un monaco: «Da dove vieni?»
Il monaco rispose: «Dal maestro Zen Fuchuan.»1
Xuefeng disse: «Non hai ancora attraversato il mare di nascita e morte. Perché dunque hai rovesciato la barca?»
Il monaco rimase senza parole. Più tardi tornò e raccontò l’accaduto al maestro Zen Fuchuan.
Fuchuan disse: «Perché non hai risposto: “Non è soggetto a nascita e morte”?»
Il monaco tornò da Xuefeng e ripeté questa frase.
Xuefeng disse: «Questo non è qualcosa che hai detto tu stesso.»
Il monaco disse: «Lo ha detto il maestro Zen Fuchuan.»
Xuefeng disse: «Do venti colpi a Fuchuan e venti colpi a me stesso per essermi intromesso nei tuoi affari.»
6
Un monaco chiese: «Cosa accade se il mio occhio, fondamentalmente corretto, a volte si smarrisce a causa del mio maestro?»
Xuefeng disse: «Non hai veramente incontrato Bodhidharma.»
Il monaco chiese: «Dov’è il mio occhio?»
Xuefeng disse: «Non lo otterrai dal tuo maestro.»
7
Un monaco chiese a Xuefeng: «Tutti gli antichi maestri affermarono di aver penetrato il significato della frase: “Nel triplice corpo del Buddha ve n’è uno che non vacilla.” Qual è il significato?»
Xuefeng disse: «Costui ha scalato nove volte il Monte Dong.»
Quando il monaco iniziò a porre un’altra domanda, Xuefeng disse: «Trascinate via questo monaco!»
8
Un monaco chiese: «Che cosa si è quando si è soli e indipendenti?»
Xuefeng disse: «Ancora malati.»
9
Un monaco chiese: «Quando ci si volge, cosa accade dop?»
Xuefeng disse: «Il Monaco della Barca cadde nel fiume.»
10
Un monaco chiese: «Quali sono le parole tramandate dagli antichi?»
Xuefeng si sdraiò.
Dopo molto tempo si alzò e disse: «Qual era la tua domanda?»
Il monaco chiese di nuovo.
Xuefeng disse: «Una nascita vuota, un uomo annegato tra le onde.»
11
Un monaco chiese: «Gli antichi dicevano che, se incontri Bodhidharma per strada, devi parlargli senza parole. Vorrei sapere come si parla in questo modo.»
Xuefeng disse: «Bevi del tè.»
Il maestro Zen Xuefeng entrò nella sala e si rivolse ai monaci, dicendo: «Sulla Montagna del Sud c’è un serpente col naso di tartaruga. Tutti voi qui dovete osservarlo attentamente.»
Changqing avanzò e disse: «Oggi nella sala ci sono molti che stanno perdendo corpo e vita.»
Yunmen allora gettò un bastone a terra davanti a Xuefeng e fece finta di essere spaventato.
Un monaco raccontò l’accaduto a Xuansha, che disse: «Ammettendo pure che Changqing comprenda, nondimeno non concordo.»
Il monaco chiese: «E voi, Maestro, che ne dite?»
Xuansha disse: «Perché hai bisogno della Montagna del Sud?»
12
Xuefeng chiese a un monaco: «Da dove vieni?»
Il monaco rispose: «Da Shenguang [“luce spirituale”].»
Xuefeng chiese: «Di giorno si chiama luce del giorno, di notte si chiama luce di fuoco. Che cos’è dunque la luce spirituale?»
Il monaco non rispose.
Parlando al posto del monaco, Xuefeng disse: «Luce del giorno. Luce di fuoco.»
13
Il seggio del Dharma di Xuefeng non ebbe mai meno di millecinquecento monaci. Nel terzo mese dell’anno [908] Xuefeng si ammalò. Il governatore di Fuzhou mandò un medico per curarlo, ma Xuefeng disse: «Non sono malato. Non c’è bisogno di medicine.» Poi compose una poesia per trasmettere il Dharma. Il secondo giorno del quinto mese, al mattino andò a passeggiare nei campi; la sera tornò e si lavò. Nella notte si spense.
14
Dopo la morte di Xuefeng, l’imperatore Tang Xi Zong gli conferì il titolo postumo di «Grande Maestro del Vero Risveglio».