La Via di Mezzo

La tua espressione: «Lo Zen è al di là della religione», potrebbe essere interpretata nel senso che lo Zen dovrebbe sostituire tutte le religioni, soppiantarle. Cosa intendi davvero?

Le religioni restano ciò che sono. Lo Zen è meditazione. La meditazione è il fondamento di ogni religione. Oggi le persone sentono un bisogno profondo di tornare alla sorgente della vita religiosa, all’essenza pura che si trova nel profondo di sé — e che si può scoprire solo attraverso l’esperienza diretta. Sentono anche la necessità di saper concentrare la mente, per ritrovare quella saggezza e libertà supreme, di natura spirituale, indispensabili ad affrontare le molteplici influenze che l’ambiente esercita su di loro.

La sola saggezza umana non basta, non è completa. Solo la verità universale può offrire la saggezza più alta. Togli la parola Zen e metti al suo posto Verità, o Ordine dell’Universo.

In quale momento della storia del Buddhismo ha avuto inizio lo Zen?

Quando il Buddha si risvegliò sotto l’albero della Bodhi1.

Successivamente, subì una forte influenza dalle filosofie e religioni tradizionali indiane, irrigidendosi in scolasticismo e ascetismo, come nel caso del sistema Theravāda2.

In seguito, Bodhidharma3 lasciò l’India per trapiantare il vero Zen in una nuova terra: la Cina. E poi anche in Cina il Buddhismo invecchiò, proprio come oggi sta declinando in Giappone. L’essenza del Buddhismo è la postura dello zazen. Ma in Cina e in Giappone lo zazen non viene più praticato, ed è per questo che l’ho riportato in una terra nuova, qui in Europa.

Si dice spesso che il Buddhismo sia la Via di Mezzo, la via dell’equilibrio, ma in Occidente la via di mezzo significa moralità borghese. Puoi dirci qualcosa sulla “via di mezzo” nello Zen?

La via di mezzo non significa trovarsi tra due belle donne e baciarle entrambe. Non è questo. E non è nemmeno codardia, paura o inerzia; non è priva di entusiasmo né indecisa. Non fraintendetela: abbraccia gli opposti, integra e supera tutte le contraddizioni, è al di là di ogni dualismo, persino al di là di ogni sintesi. L’ultimo verso del sutra4 Hannya Shingyō5 è: «Andate, Andate, oltre, insieme, oltre l’oltre, verso la riva del satori6, verso la saggezza del Buddha» — ovvero l’intuizione concreta dell’unità fondamentale di tutte le cose: soggetto e oggetto, corpo (o materia) e spirito, forma e vuoto…

Nel Buddhismo, la via di mezzo significa non porre un’opposizione tra soggetto e oggetto. La caratteristica principale della civiltà europea è il dualismo. Il materialismo, ad esempio, si contrappone allo spiritualismo. Gli occidentali sono molto attaccati alle dottrine, agli -ismi. Buddhismo, dicono, e Cristianesimo. I loro -ismi esprimono posizioni relative tra entità considerate distinte, ma in realtà materiale e spirituale sono uno, e non possono essere messi in opposizione. Sia il materialismo che il comunismo si sono opposti al Cristianesimo; ma anche il comunismo è incompleto, perché considera solo l’aspetto materiale delle cose, mentre il Cristianesimo guarda solo al lato spirituale, risultando ugualmente incompleto.

Alcuni cristiani sono diversi, ma per la maggior parte dei cristiani tradizionali, la religione riguarda solo lo spirito. Spirito o mente e corpo sono un’unica cosa, come le due facce di un foglio di carta. Nella vita quotidiana non possono essere separati. Una persona è attratta da ciò che è mentale o spirituale, un’altra da ciò che è materiale o fisico.

Se vuoi comprendere, devi trovare la via di mezzo. Lo spirituale è materiale, e il materiale diventa spirituale. La mente è presente in ognuna delle nostre cellule e, in ultima analisi, la mente è corpo e il corpo è mente. Alla fine, ciò che resta sono attività ed energia: non sono dualistiche.

La via di mezzo integra tutto. La dimensione più alta è mushotoku7, la via di mezzo. Lo Zen è la via di mezzo. Ma non bisogna fraintendere la parola “mezzo”: in relazione al materiale e allo spirituale, significa che si devono abbracciare entrambi, come il fronte e il retro di un foglio di carta. È questo che rende lo Zen difficile da comprendere.

La via di mezzo è la via che va oltre. Tesi, antitesi, sintesi: questa è la forma in cui il ragionamento viene sempre strutturato in Occidente. Se materiale = tesi e spirituale = antitesi, allora lo Zen vive la via di mezzo, quella della sintesi. Ma va oltre la sintesi.

La fede è importante nel Buddhismo, e nello Zen ci sono diversi oggetti di fede — lo zazen, il kesa8, o il maestro. Ma cos’è la fede?

Quello che vuoi. Ogni persona è diversa. L’oggetto della fede varia per ciascun individuo. Ognuno deve sapere e riconoscere da sé qual è il proprio oggetto di fede. Devi credere in ciò che ti colpisce più profondamente. Non posso dirlo io, non posso deciderlo oggettivamente. Questo è molto importante. In quasi tutte le religioni ti viene detto che devi credere in questo o in quello, in Dio o nel Buddha. Io non sono d’accordo. Devi trovare da solo, dentro di te. Il maestro può condurti fino alla riva del fiume, ma non può bere al posto tuo, né può costringerti a farlo. È una questione soggettiva.

Perciò rispondo: quello che vuoi. La cosa più importante è credere. Credere in ciò che è più alto, ultimo. Cos’è la verità? Spetta alla saggezza dello spirito decidere.

Dio, Buddha, la Croce… Le persone di solito credono secondo i propri geni, l’eredità, l’educazione, l’ambiente familiare, le abitudini fisiche. Ma alla fine…

Il cane segue il suo padrone, dimentica tutto il resto quando lo vede. Il suo cervello cambia; è fedele, crede nel suo padrone. Il vero amore, profondo, è importante nella fede.

Alla fine, non posso decidere io per te in cosa credere. Devi deciderlo tu. Non è solo una questione di forma. Io sono un monaco Zen e, come Dōgen9 e Nāgārjuna10, credo nel kesa, la veste trasmessa dal Buddha. Quella è una trasmissione eterna. Se vuoi avere fede nel Buddha, puoi farlo, ma non posso essere io a deciderlo. Devi trovare la risposta da solo.

Bisogna rinunciare alla propria religione per seguire lo Zen?

Come vuoi. Devi scegliere da solo. Devi cercare l’essenza qui e ora, decidere cosa è importante per te. Qual è la soluzione ai tuoi problemi?

Troppo spesso le religioni non sono altro che ornamenti. Bisogna imparare tutti i testi, seguire l’ordine di tutte le cerimonie — ma tutto questo è secondario. Le religioni e le filosofie si sono affidate troppo all’immaginazione, ed è per questo che si stanno indebolendo. Bisogna togliere gli ornamenti e cercare ciò che conta davvero. Trova la vera essenza di tutte le religioni.

Esiste il concetto di peccato per chi pratica lo Zen?

Il problema del peccato non è lo stesso nel Cristianesimo e nel Buddhismo.

Nel Cristianesimo esiste il Peccato Originale: Adamo, Eva, la mela e il serpente. Nel Buddhismo, ogni esistenza possiede la natura di Dio o di Buddha; è un concetto molto diverso e anche estremamente difficile da spiegare. Ogni cosa esistente — persino una pietra, ogni realtà materiale, animale, vegetale — possiede, alla sua origine, la natura di Buddha.

Nella filosofia orientale esistono due scuole di pensiero. Una sostiene che la malvagità è parte della natura originaria dell’uomo. Ma la corrente più ampia afferma che all’origine della coscienza, per ogni cosa e per ogni essere, c’è il bene. Questo è particolarmente vero nel Buddhismo. Tutti hanno la natura di Buddha, ma essa viene alterata dall’ambiente e dal karma11. Si potrebbe dire che il karma è qualcosa di simile al peccato: ci viene trasmesso dai genitori e dagli antenati, e altera la nostra mente originariamente pura. È questo che fa esistere il male. Quando non c’è più karma, puoi tornare al tuo stato originario, normale.

Se pratichi zazen, il tuo karma si esaurisce e il peccato scompare. Spiegarlo in modo più dettagliato sarebbe molto complicato. Il bambino nel grembo materno, per esempio, è senza peccato, ma porta già nel sangue il karma di tutti i suoi antenati.

L’altra sera c’era qui un ragazzo che praticava zazen per la prima volta; ha detto: «Ho appena capito cos’è il vero silenzio. Fino a stasera non avevo mai passato un’ora intera in silenzio in tutta la mia vita. L’unico momento in cui sto zitto è quando dormo — e a volte parlo anche nel sonno! Ma lo zazen, quello è vero silenzio».

Gli ho detto: «Eri in silenzio nel grembo di tua madre; anche quello era silenzio».

Ma lui ha risposto: «Mia madre parla sempre, ho un pessimo karma. Voglio sempre parlare, e anche durante lo zazen faccio fatica a stare zitto».

Ma la vera origine di ciascuno è il silenzio; devi comprenderlo. Solo il silenzio è la tua vera origine.

Prima il silenzio, poi le parole incessanti. Per venti, trenta, cinquanta o sessant’anni hai parlato senza sosta. Poi arrivi allo sfinimento e torni ancora una volta al silenzio completo, nella bara. Il silenzio è ciò che continua per sempre. Ciò che hai di eterno è la tua coscienza del silenzio, la condizione naturale della tua mente. Questo è ku12, nirvana13. L’origine vera. Nello Zen diciamo che dobbiamo tornare al silenzio originario, così come nel Cristianesimo si dice che bisogna tornare allo stato prima del peccato.

Se pratichi zazen, ritorni allo stato precedente al peccato.

Perché parli sempre di tornare alle origini?

Che cos’è il risveglio? Risvegliarsi a cosa? Gli occidentali hanno sempre queste idee sull’illuminazione. Sì: satori significa “risveglio”. Alla gente piace l’idea di risvegliarsi… ma a cosa? È più semplice tornare indietro. Il neonato è puro. Ha una libertà autentica, non è affatto complicato, non ha bisogno di fare l’amore, riceve il cibo dalla madre, piange quando vuole… Non pensa.

Dobbiamo comprendere che cos’è la libertà. Se pensi sempre con il cervello anteriore, diventi complicato; è così che la filosofia europea è diventata tanto complessa. Dobbiamo tornare all’origine dell’essere umano. È difficile. Un kōan14

Si può dire che tigri o gatti, gli animali in generale, vivano il vero Zen?

Sì, gli animali vivono il vero Zen. E proprio perché gli animali sono così, gli esseri umani devono rappresentare un’evoluzione ulteriore. I piccioni, ad esempio, sono estremamente semplici, molto pacifici, per nulla complicati. A volte dovresti seguire lo stile di vita degli animali, ma devi anche usare il tuo cervello anteriore da essere umano.

Gli occidentali amano stare da una parte o dall’altra: o sono tutti religiosi oppure odiano la religione — è sempre la stessa vecchia storia di opposizioni. Quello che dobbiamo fare è armonizzare la religione con il comunismo, le ricchezze americane con lo spirito arabo. Se vivi sempre in conflitto e in battaglia, non troverai mai la vera pace. Serve una teoria di mezzo. Ma nessuno l’ha ancora trovata. Solo lo Zen può farlo.

Questo è il principio delle cinque proposizioni del Buddhismo: ci sono la tesi, l’antitesi e la sintesi, ma non solo. Ci sono anche l’armonizzazione del tutto e l’integrazione che abbraccia e trascende tutte le contraddizioni.

Note


1 Albero della Bodhi: L’albero sotto il quale il Buddha raggiunse l’illuminazione.

2 Hinayana o Theravāda: Non molto tempo dopo la morte del Buddha Śākyamuni, i suoi seguaci si divisero in due correnti: una conservatrice e una progressista. L’Hinayana (Piccolo Veicolo), o Theravāda, è la corrente più passiva, concentrata su fede e precetti. È diffusa prevalentemente in Sri Lanka e nel Sud-est asiatico.

3 Bodhidharma: V–VI sec. d.C., morto intorno al 530. Fondatore del Ch’an (Buddhismo Zen cinese) e primo patriarca della linea di trasmissione che dal Buddha giunge fino a oggi. Monaco indiano che si stabilì in Cina e vi insegnò lo zazen. Figura in parte leggendaria, ma probabilmente storica. Secondo la tradizione, una volta giunto al monastero di Shaolin praticò zazen rivolto verso un muro per diversi anni. Eka fu il suo discepolo più importante, e si dice che si tagliò un braccio per dimostrare la sua determinazione di fronte al patriarca immobile.

4 Sutra: Gli insegnamenti del Buddha, trasmessi dai suoi discepoli. Ampiamente esposti e sviluppati nel corso dei secoli per rispondere alle diverse condizioni culturali e storiche incontrate dal Buddhismo nel tempo e nei vari luoghi. Una vasta letteratura che racchiude l’essenza degli insegnamenti di tutti i maestri.

5 Hannya Shingyō: Sutra del Cuore (Mahā Prajñā Pāramitā Sūtra). La quintessenza di un ampio corpo di sutra (oltre seicento volumi), e testo centrale del Buddhismo Mahāyāna. Recitato in tutti i dōjō alla fine dello zazen.

6 Satori: 悟り (satori) risveglio. Talvolta tradotto come illuminazione, realizzazione, o condizione naturale.

7 Mushotoku: 無所得 (mushotoku) Senza scopo, senza ricerca di profitto o vantaggio.

8 Kesa: 袈裟 (kesa) Simbolo di trasmissione da maestro a discepolo. Era l’abito del Buddha, oggi indossato dai monaci. Per cucirselo, il Buddha, dopo aver rinunciato all’ascetismo, andò sulle rive del Gange dove si cremavano i morti, raccolse brandelli di sudari, li lavò, li tinse con argilla color ocra (kāṣāya in sanscrito) e li cucì insieme. In seguito si usarono foglie ed erbe per ottenere tinte smorzate e variegate. Le cuciture richiamano i disegni delle risaie. Il kesa è sempre cucito a mano e rappresenta la trasformazione dei tessuti più umili e logori in un oggetto sacro e bellissimo — così come l’essere più perverso può diventare il più risvegliato.

9 Dogen: (道元, Dōgen) 1200–1253 d.C. Fondatore della scuola Sōtō in Giappone. Si recò in Cina nel 1223 e studiò con il Maestro Nyojō (天童如淨, Tiāntóng Rújìng in Cinese); tornò in Giappone nel 1227 e nel 1244 si ritirò nel tempio di Eihei-ji (永平寺), da lui fondato.

10 Nāgārjuna: Considerato il patriarca della maggior parte delle scuole del Buddhismo giapponese. Visse in India nel II sec. d.C. Fu il primo a formulare la dottrina del ku e della via di mezzo. È autore di un commentario all’Hannya Shingyō.

11 Karma: Letteralmente “azione”. La catena delle cause e degli effetti. I tre principali tipi di karma sono: del corpo, della parola (bocca), e della mente (coscienza).

12 Ku: 空 (ku) vacuità, vuoto, inconsistenza fondamentale. (Sanscrito: śūnyatā.)

13 Nirvana: Estinzione totale dei fenomeni. Talvolta sinonimo di morte.

14 Kōan: 公案 (kōan) In origine, un principio amministrativo. In ambito Zen, indica un quesito paradossale sull’esistenza o un principio di verità eterna trasmesso da un maestro.