«I Buddha dei tre tempi dicono tutti che abbandonare la vita familiare è realizzare la verità. I maestri ancestrali delle generazioni successive che hanno trasmesso il sigillo della mente del Buddha erano tutti śramaṇa. Forse è stato osservando rigorosamente il vinaya che hanno potuto diventare modelli universali per il triplice mondo. Perciò, nella pratica (zazen)…
Dal Dizionario
vinaya
Pronunce
In sanscrito e pāli, “disciplina”; il corpus dei regolamenti monastici, in particolare quelli destinati ai monaci pienamente ordinati (bhikṣu) e alle monache pienamente ordinate (bhikṣuṇī).
Il termine è usato per estensione anche per i testi in cui questi codici sono esposti, che formano il “Canestro della Disciplina” (Vinayapiṭaka) nel canone buddhista (Tripiṭaka). Secondo un resoconto contenuto nel Sifen lü kaizongji, del maestro cinese di vinaya Daoxuan (596–667), Upagupta, il quinto successore nel lignaggio del Buddha circa un secolo dopo la sua morte, ebbe cinque principali discepoli, che si dice fondassero ciascuno la propria scuola sulla base delle diverse visioni dottrinali; questi cinque redassero anche recensioni separate del vinaya, che i cinesi chiamano “le cinque recensioni del vinaya” (Wubu lü). Questi cinque vinaya sono:
- Il “Vinaya in quattro parti” (Cinese: Sifen lü; Sanscrito: Cāturvargīyavinaya) della scuola Dharmaguptaka
- Il “Vinaya delle dieci recitazioni” (Cinese: Shisong lü; Sanscrito: Daśādhyāyavinaya; [alt. Daśabhāṇavāravinaya]) della scuola Sarvāstivāda
- Il “Vinaya in cinque parti” (Cinese: Wufen lü; Sanscrito: Pañcavargikavinaya) della scuola Mahīśāsaka e il Prātimokṣavinaya della scuola Kāśyapīya
- Il Mahāsāṃghika vinaya della scuola Mahāsāṃghika
- Il Mūlasarvāstivāda vinaya.
Tutte e cinque queste recensioni sono giunte fino a noi in traduzione cinese, ma il Sifen lü (“Vinaya in quattro parti”) dei Dharmaguptaka finì per dominare la gestione della vita ecclesiastica nel Buddhismo dell’Asia orientale. L’unico vinaya sopravvissuto intatto in una lingua indiana è il vinaya pāli usato nella tradizione Sthaviranikāya; questa compilazione era sconosciuta alla tradizione cinese.
Il vinaya più esteso di tutti, il Mūlasarvāstivāda vinaya, è una raccolta monumentale, circa quattro volte più lunga di qualsiasi altra recensione. L’intera raccolta è disponibile nella sua traduzione tibetana; porzioni di questo vinaya furono tradotte anche in cinese, e ampi frammenti della sua versione originale in sanscrito sono sopravvissuti.
I vinaya sono una fonte preziosa di storia buddhista, poiché descrivono le circostanze che portarono alla formulazione di ciascuna delle innumerevoli regole di condotta e comportamento promulgate dal Buddha. Si dice che il Buddha introducesse una nuova regola solo dopo che si era verificata un’infrazione che richiedeva di essere prevenuta in futuro, così i vinaya raccontano con attenzione, e talvolta con dettagli imbarazzanti, i fatti specifici che portarono alla sua promulgazione. Questi resoconti offrono quindi importanti spunti sulle difficoltà che le istituzioni monastiche affrontavano in India.
Le principali regole della vita monastica sono contenute nel Prātimokṣa, che elenca le offese di diversa gravità, con pene che vanno dall’espulsione dall’ordine per i reati più gravi alla semplice confessione per i più lievi. Le infrazioni più gravi, chiamate Pārājika, o “sconfitta”, e che secondo alcune tradizioni del vinaya comportavano l’espulsione, erano quattro per i monaci: condotta sessuale scorretta (definita, per un monaco, come la penetrazione di un orifizio fino alla profondità di un seme di senape), furto, uccisione di un essere vivente e menzogna sui propri conseguimenti spirituali. (Anche per tali gravi infrazioni, tuttavia, alcuni vinaya prescrivevano procedure per una possibile reintegrazione). Nel Mūlasarvāstivāda vinaya vi erano 253 regole in totale per i monaci e 364 per le monache. La maggior parte di esse riguardava questioni di etichetta e decoro, volte a garantire relazioni armoniose all’interno della comunità monastica e con i benefattori laici. Il Prātimokṣa veniva recitato ogni quindici giorni durante la cerimonia dell’Upoṣadha. Una seconda parte importante del vinaya è il Vibhaṅga, ossia la spiegazione di ciascuna regola, con le circostanze della sua promulgazione e le condizioni in cui una violazione si configura o meno. Una terza parte era chiamata Vinayavastu o Khandaka, suddivisioni (variabili tra diciassette e venti) su vari argomenti quali l’ordinazione, i ritiri durante la stagione delle piogge, la biancheria da letto, le vesti e l’uso delle medicine.
Benché talvolta considerati semplicemente una raccolta di regolamenti, i diversi testi del vinaya costituiscono una parte essenziale della letteratura buddhista. Molti dei vinaya, in particolare il Mūlasarvāstivāda vinaya, includono inoltre un numero enorme di racconti narrativi e materiali accessori, tra cui testi che in altre tradizioni sarebbero stati collocati nel Sūtrapiṭaka.
"The Princeton Dictionary of Buddhism"
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