[ Daikan Ēno ]

Dajian Huineng

大鑒惠能
Dajian, Grande Specchio (大鑒)
Ritratto di Dajian Huineng
27/02/638 28/08/713
(75 anni)

Informazioni

Biografia

Il Sesto Patriarca, Dajian Huineng (Cinese Tradizionale: 大鑒惠能; Wade–Giles: Ta-chien Hui-nêng; Pinyin: Dàjiàn Huìnéng; Giapponese: Daikan Enō), è una figura di spicco del patrimonio zen della Cina. Le cinque scuole tradizionali del Buddhismo Zen cinese fanno tutte risalire la propria origine attraverso questo celebre maestro. La storia tradizionale della vita di Huineng rivela una personalità iconoclasta, la cui sfida alle convenzioni religiose ne ha definito il carattere culturale peculiare.

La principale fonte di informazioni sulla vita di Huineng è un testo dei suoi insegnamenti noto come Sutra della Piattaforma. Quest’opera è tradizionalmente considerata una collezione di discorsi di Huineng, trascritta dal suo discepolo Fahai. La più antica copia pervenutaci, rinvenuta tra i documenti provenienti dalle grotte di Dunhuang, risale a circa un secolo dopo la vita di Huineng. Gli eventi leggendari della sua biografia furono al centro di intrighi politici e lotte religiose di fazione tra le scuole Zen del Nord e del Sud durante l’VIII secolo. Questi fatti, uniti alla datazione del manoscritto di Dunhuang, hanno gettato qualche dubbio su alcune delle storie tradizionali riguardanti Huineng.

Nonostante le discussioni sull’origine del Sutra della Piattaforma, questo testo degli insegnamenti di Huineng contiene materiale importante e illuminante. Da un punto di vista tradizionale, il testo espone e sostiene la natura “improvvisa” dell’illuminazione nello Zen. A rigor di termini, questa visione non riconosce espedienti come la recitazione del nome del Buddha, la lettura dei sutra, ecc., come necessari per realizzare l’illuminazione.

Le prove solide a sostegno della storia tradizionale della vita di Huineng sono scarse, ma la sua leggenda resta una pietra angolare della cultura religiosa cinese. Come racconta il Sutra della Piattaforma, Huineng perse il padre all’età di tre anni e, da bambino, fu costretto a sostenere la madre vedova vendendo legna da ardere nell’antica città di Guangzhou. Si dice che abbia ottenuto l’illuminazione all’istante, avendo udito qualcuno recitare il Sutra del Diamante. Deciso a seguire il Dharma, partì alla ricerca del Quinto Patriarca, Daman Hongren, che risiedeva a Huangmei, un luogo vicino al fiume Yangzi, a centinaia di chilometri verso nord. Incontratolo, il Quinto Antenato assegnò a Huineng il lavoro in cucina.

Mesi dopo, Hongren invitò i monaci a scrivere ciascuno un verso che mostrasse la propria comprensione della Via dello Zen. Nel famoso episodio che seguì, il capo monaco, Shenxiu, avrebbe scritto i seguenti versi su un muro del monastero:

Il corpo è l’albero della Saggezza,
La mente come il supporto di uno specchio brillante,
Spesso e diligentemente va pulita,
Non lasciare che vi si posi la polvere.

Secondo la leggenda, Huineng, che era analfabeta e non aveva ancora ricevuto l’ordinazione monastica nello Zen, chiese a un altro monaco di scrivere sul muro il suo verso. Esso diceva:

L’essenza della saggezza non è un albero,
Così come non c’è alcun sostegno per lo specchio,
In origine non v’è alcuna cosa,
Dove, dunque, potrebbe posarsi la polvere?

Letto il verso di Huineng, Hongren riconobbe il profondo livello della sua realizzazione spirituale. Temendo il clamore che sarebbe sorto conferendo l’autorità a qualcuno di rango così basso, si narra che Hongren si sia incontrato segretamente con Huineng, di notte, per passargli la tradizionale veste e la ciotola della successione, simboli della trasmissione da mente a mente nello Zen. Hongren incaricò quindi Huineng di lasciare il monastero per evitare ripercussioni da parte della comunità. In seguito, Huineng rimase nell’ombra per, secondo alcuni resoconti, sedici anni, prima di iniziare a insegnare pubblicamente.

La storia sopra citata è il nocciolo di leggende più elaborate sulla vita e l’insegnamento di Huineng. L’essenza della leggenda è quella di un individuo, incolto e illetterato, che introduce un forte elemento di non conformità nella tradizionale e strutturata gerarchia religiosa. Se l’insegnamento di Bodhidharma del “puntare direttamente alla mente” era stato offuscato da pratiche più laboriose che in seguito entrarono nella tradizione zen, il racconto della vita di Huineng riportò l’ago della bilancia verso l’insegnamento semplice e diretto del Primo Patriarchia.

Il Sutra della Piattaforma afferma che, in fondo, non c’è differenza tra “graduale” e “improvviso” in relazione all’illuminazione. Tuttavia, il testo attribuisce anche una minore considerazione all’idea di “graduale”, associandola a persone di “capacità inferiore”. (Shitou scriverà più tardi nel Sandokai: “Ci sono differenze tra le capacità umane che sono più o meno evidenti, Ma nella Via, non ci sono né Patriarchi del Nord né Patriarchi del Sud).

Una parte fondamentale del Sutra della Piattaforma descrive una cerimonia di ordinazione. In essa, Huineng introduce ciò che definisce i “precetti senza segno”, la “penitenza senza segno” e i “rifugi senza segno”. L’idea di “senza segno” è qui connessa all’enfasi di Huineng sulla natura della mente come centro della prospettiva zen e ne sottolinea l’importanza all’interno della tradizione. Huineng concentra l’attenzione sul pensiero e sui suoi contenuti come ambito fondamentale della pratica zen e luogo in cui si esercitano la vera moralità e la penitenza. Così, nella cerimonia di Huineng i monaci sono chiamati a dire: “Tutto il mio precedente karma malvagio sorto dall’ignoranza, lo confesso e lo riconosco pienamente, così che in un solo istante si estingua, per non risorgere mai più… I pensieri dei tempi passati, i pensieri del presente e i pensieri del futuro: tutti questi non saranno mai più sconsideratamente contaminati.” Analogamente, Huineng riformula i “Tre Rifugi” assunti dai monaci nella sua cerimonia. I buddhisti prendono rifugio nei “Tre Gioielli” di Buddha, Dharma e Sangha, tradizionalmente riferiti al Buddha storico, ai suoi insegnamenti e alla comunità dei praticanti; nella cerimonia descritta nel Sutra della Piattaforma, Huineng afferma: “Buddha è risveglio, Dharma è rettitudine e Sangha è purezza.” Quindi invita i novizi a prendere rifugio in queste tre caratteristiche mentali.

Questa enfasi sulla penitenza mentale, piuttosto che sulla semplice rinuncia agli atti peccaminosi, riflette una componente chiave del modo in cui lo Zen rimase indipendente e prosperò nella “scuola del Sud”. Inclinando l’accento dei precetti verso la penitenza mentale, il Sutra della Piattaforma, il “Testo Prezioso della Tradizione Zen”, modificò sottilmente i precetti, permettendo al Buddhismo di prosperare nelle condizioni della Cina. Lo Zen meridionale di Huineng è stato definito la “Rivoluzione del Sesto Patriarca”. Indubbiamente, la sua sintesi di diversi filoni del Buddhismo Mahayana riflette l’intuizione particolare di una figura storica di talento e cruciale.

I monaci della scuola zen meridionale cinese, per rimanere indipendenti nei loro monasteri di montagna lontani dalla corte, si dedicarono a certe attività economiche, come l’agricoltura, in contrasto con gli ammonimenti buddhisti a non nuocere alla vita e a vivere soltanto di dāna, cioè di donazioni. L’evoluzione dei precetti del bodhisattva, di cui esistevano molte versioni, come anche i “precetti senza segno” di Huineng, rispecchiò l’adattamento del Buddhismo alla società cinese. Ponendo maggiore enfasi sulla purezza mentale, le questioni etiche del non nuocere alla vita e i relativi precetti furono adeguati alle condizioni pratiche dello sviluppo del Buddhismo in Cina.

Huineng risiedette come abate al Monastero di Baolin (“Boschi Preziosi”1) presso Shaozhou.2 Secondo la tradizione, ebbe ventisei discepoli. Tra essi vi furono Nanyue Huairang e Qingyuan Xingsi, attraverso i quali tutte e cinque le “case” più celebri della scuola zen meridionale fecero risalire la propria discendenza a Huineng.

Molte storie e leggende sulla vita e sull’insegnamento di Huineng restano parte del patrimonio dello Zen. Gli eventi presentati qui sotto sono registrati nei classici testi zen, La Raccolta della Sala Ancestrale e il Sutra della Piattaforma.

Aneddoti

1

Il monaco Yin Zong esponeva i sutra buddhisti. Un giorno, durante la sua lezione, scoppiò una tempesta. Vedendo uno stendardo che sventolava al vento, chiese agli ascoltatori: «Si muove il vento o si muove la bandiera?»

Qualcuno disse: «Si muove il vento.»

Qualcun altro disse: «Si muove la bandiera.»

I due rimasero saldi nelle proprie vedute e chiesero a Yin Zong di dire chi avesse ragione. Ma Yin Zong non sapeva come decidere, così chiese a Huineng, che stava lì vicino, di risolvere la questione.

Huineng disse: «Non si muove né il vento né la bandiera.»

Yin Zong disse: «Allora, che cos’è che si muove?»

Huineng disse: «La tua mente si muove.»

2

Coloro che vogliono realizzare la pratica della non-azione devono giungere alla non-percezione degli errori altrui. Questa è la natura immobile. Le persone illuse si limitano a fermare il movimento del corpo, ma appena aprono la bocca parlano dei torti e delle ragioni degli altri, contraddicendo la Via.

3

In questa scuola del Buddhismo, che cosa chiamiamo “stare seduti in meditazione zen”? Nel compiere questa pratica non vi sono impedimenti. Quando non sorgono pensieri rispetto a ciò che è esterno, questo è “stare seduti”. Quando si osserva con calma la natura originaria, questo è “Zen”. Allora, che cos’è la “meditazione seduta”? Il distacco dalle cose esterne è “Zen”. Quando interiormente la mente è composta, questo è “samadhi”.3 Se ci si aggrappa alle forme esterne, interiormente la mente è dispersa e confusa. Se non si è attaccati alle forme esterne, interiormente la mente è composta. La natura originaria ha purezza e compostezza in sé. Solo quando, per causalità, si incontra una condizione, sorge la confusione. Rimanendo al di là della forma si rimane imperturbati e si realizza il samadhi. Esternamente, Zen; internamente, samadhi — insieme sono chiamati “Zen seduto”.

4

La vera talità della natura del sé è il vero Buddha,
Le vedute perverse e i tre veleni4 sono Mara,5
Nei tempi d’illusione, Mara è nella stanza,
Quando prevale la retta visione, allora il Buddha è nella sala,

Se si vedono i tre veleni nella propria natura,
Allora lì dimora Mara,
La retta visione stessa sradica i tre veleni,
I demoni diventano buddha e la verità non ha falsità…

Se, in questa vita, puoi realizzare la porta del Dharma del
risveglio improvviso,
Allora potrai vedere personalmente l’Onorato dal Mondo.6
Ma se non lo afferri e continui a cercare il Buddha,
Chissà quando finalmente troverai la vera natura?

Se comprendi che hai in te la natura di buddha,
Questa è la causa decisiva per diventare un buddha,
Coloro che non guardano nella propria mente ma cercano il Buddha
all’esterno,
Sprecano i loro sforzi e sono ignoranti.

L’insegnamento del risveglio improvviso in passato fu trasmesso
dall’India,
Per salvare la gente del mondo dev’essere praticato da tutti,
Coloro che oggi si affannano a offrire al mondo gli insegnamenti
del Buddhismo,
Ma non conoscono questo principio, sono davvero stolti confusi.

Quando Huineng ebbe terminato di pronunciare questi tre versi, disse ai suoi discepoli: «Ciascuno di voi pratichi bene questo. Oggi vi dico addio. Dopo la mia morte, non lamentatevi di me nel modo consueto del mondo. Se ricevete condoglianze, offerte e osservanze da altri, o [indossate] abiti da lutto, allora questa non è la vera scuola e non siete miei discepoli. Dovreste comportarvi come se fossi ancora nel mondo — seduti perfettamente eretti, senza muovervi né riposare, senza nascita né estinzione, senza andare né venire, senza positivo né negativo, senza dimorare né lasciare, ma soltanto in pace solitaria. Questa è la grande Via. Dopo la mia morte, continuate a praticare come prima, come se fossi ancora qui. Quando io sono nel mondo e voi andate contro il mio insegnamento, è come se la mia vita qui da abate fosse priva di significato.»

Terminate queste parole, alla terza veglia, Huineng morì all’improvviso. Visse fino all’età di settantasei anni.

Note


1 Il termine cinese “boschi” porta anche il significato di “comunità di praticanti buddhisti”, cioè monastero.


2 Questo tempio, che resta un’attrazione religiosa e turistica, è oggi noto come Tempio Nanhua. Si trova a est della città di Shaozhou, nel nord della provincia del Guangdong.


3 Samadhi (in sanscrito, “stabilire, rendere saldo”) è tradizionalmente definito come uno stato mentale non dualistico in cui non c’è esperienza di soggetto e oggetto.


4 I tre veleni del Buddhismo sono avidità, avversione e illusione.


5 Mara è il re del sesto cielo del regno del desiderio. Prima dell’illuminazione del Buddha, Mara lo assalì con visioni seducenti per impedirgli di conoscere la verità sulla causa della sofferenza.


6 Il Buddha