Passaggio Verso la Libertà

Di solito pensiamo di poter sfuggire alla sofferenza e trovare la libertà soddisfacendo il desiderio di ottenere qualcosa o evitando qualcosa che percepiamo come separato da noi. Ma questo modo di pensare si fonda sull’ignoranza della nostra vera natura e, in realtà, crea ulteriore sofferenza. La libertà dalla sofferenza non si trova osservando la vita da un punto di vista egoistico; la si trova osservandola dal punto di vista del momento presente. È realizzare che il momento che vediamo abitualmente, ossia il mondo dualistico della vita quotidiana, si manifesta costantemente nel dominio dell’eternità, il quale è il mondo dell’unità, dell’impermanenza e del vuoto. Il vuoto si rinnova di continuo in un nuovo momento di vita attraverso il processo della co-originazione interdipendente; perciò, la vita quotidiana non è altro che eternità.

Il Buddhismo descrive la co-originazione interdipendente come una catena di dodici cause e condizioni collegate tra loro: ignoranza, forze formative, coscienza, nome e forma, sei sensi, contatto, percezione, desiderio (brama), attaccamento, esistenza, nascita, vecchiaia e morte. Secondo questo insegnamento, i tre anelli dell’ignoranza, del desiderio e dell’attaccameto sono detti illusioni. L’illusione opera all’interno della co-originazione interdipendente; così, anche se causa sofferenza, attraverso di essa c’è sempre la possibilità di trasformare la propria vita.

Nel Kyojukaimon (Dare e ricevere l’insegnamento dei precetti), Dōgen Zenji disse: «La triplice ruota è pura e limpida, nulla vi è da desiderare. Essa procede insieme ai Buddha». Qui il termine triplice significa corpo, bocca e mente; a volte diciamo corpo, parola e pensiero. Un altro significato è avidità, rabbia e ignoranza. Quindi il termine triplice ha due sensi: il corpo, la bocca e la mente dell’azione umana, oppure l’avidità, la rabbia e l’ignoranza dell’illusione umana.

La parola ruota è la traduzione del termine sanscrito maṇḍala. Un maṇḍala è una sorta di rappresentazione diagrammatica che raffigura la struttura cosmica della vita. In cinese, maṇḍala è dan, che significa “piattaforma” o “aggregati”. In giapponese è rinengusoku, dove rin significa “ruota”, en “cerchio” o “perfetto”, gu “con, in” o “possedere già” e soku “essere contenti di”.

Mettendo insieme tutte le parti, possiamo comprendere la triplice ruota in questo modo: ciascuno — corpo, bocca e mente, o avidità, rabbia e ignoranza — è dotato di ogni cosa e diventa la base fondamentale dell’esistenza, con tempo e spazio magnifici e inesauribili. Dire «la triplice ruota è pura e limpida, nulla da desiderare» significa che ciascuno dei tre — corpo, bocca e mente, e avidità, rabbia e ignoranza — è già dotato del funzionamento dell’universo cosmico; ogni cosa è perfettamente appagata in sé perché nulla può essere contaminato dall’illusione. Questo stato di esistenza puro e incontaminato procede costantemente, eternamente, al di là della speculazione intellettuale umana. Questa è la base della nostra esistenza. È ciò che le scritture buddhiste menzionano continuamente, sottolineando che dobbiamo ricevere questa verità, usarla e diventare tutt’uno con essa.

Dal punto di vista ordinario, crediamo che corpo, bocca e mente siano contaminati o illusi, non puri. Questa è una comprensione molto comune della triplice ruota nel Buddhismo. Avidità, rabbia e ignoranza sono ovviamente illusioni e, viste con uno sguardo ordinario, diventano veleni: con il corpo, la bocca e la mente creiamo un mondo fondato su avidità, rabbia e ignoranza, e poi soffriamo. Ma per i Buddha e i bodhisattva dalla visione limpida, questi non sono veleni, ma ruote: la ruota dell’avidità, la ruota della rabbia e la ruota dell’ignoranza.

Come si può trasformare il veleno dell’avidità nella ruota dell’avidità? In breve, il Buddha insegnò che tutti sono Buddha. Dobbiamo accogliere questo insegnamento, assimilarlo e renderlo vivo nella vita di ogni giorno. Questo si chiama jijuyū samādhi. Ji significa “sé”, ju “ricevere” e “usare”. Samādhi è concentrazione unificata. Jijuyū samādhi significa che tu stesso ricevi la verità che tutti sono Buddha e la usi senza esaurirla, dimorando nella verità che tutti sono perfetti e puri. Per trasformare il veleno dell’avidità nella ruota dell’avidità, dobbiamo ricevere e usare la verità che tutti sono Buddha e cercare costantemente di dimorarvi. Questo è l’obiettivo verso cui tendere ogni giorno. Questa è la ruota della grande avidità, che rende la vita pienamente viva.

Come si può trasformare il veleno della rabbia nella ruota della rabbia? Nello Shōbōgenzō, “Sanjūshichi-bon bodai bunpō” (Trentasette metodi ausiliari per realizzare la verità), Dōgen Zenji dice: «Quando il demone diventa Buddha, dovresti sottometterlo e lasciarlo diventare Buddha trattando il demone come Buddha. Quando il Buddha diventa Buddha, dovresti avere l’intenzione di diventare Buddha e lasciarlo diventare Buddha trattando il Buddha come Buddha. Quando la persona diventa Buddha, dovresti armonizzarla e lasciarla diventare Buddha trattando la persona come Buddha. Dovresti sapere che c’è un passaggio verso la libertà nel momento in cui tratti qualcosa come Buddha».

Finché i demoni esistono in questo mondo, hanno una loro ragione di esistere. Questa ragione è del tutto al di là della nostra speculazione umana, ma i demoni esistono nel mondo del Buddha. Dobbiamo quindi trovare il regno dei Buddha all’interno del regno dei demoni. In altre parole, nel regno del dolore e della sofferenza, dobbiamo trovare il regno della pace e dell’armonia. Questa è la pratica religiosa. Non si può trovare pace fuggendo dal dolore e dalla sofferenza umani; bisogna trovare pace e armonia proprio nel mezzo del dolore umano. Questo è lo scopo della vita spirituale.

Il punto importante è: non reagire subito al dolore e alla sofferenza con odio o rabbia, perché questa è la causa dei problemi umani. Affronta i demoni immediatamente, ma cerca di farlo con una mente calma e pacifica, non con odio o rabbia. Se ti arrabbi, calma la mente il prima possibile. Sii gentile. Sii compassionevole. Questa è la pratica della pazienza. Se lo fai, i demoni si placheranno in modo molto naturale.

Nel momento in cui affronti i demoni come Buddha, c’è un passaggio verso la libertà. Nell’atto di affrontare la rabbia come Buddha, per te si apre un passaggio. Questo passaggio non è qualcosa di filosofico o metafisico; è il modo concreto in cui devi camminare ora, perché quel passaggio si apre solo quando affronti il demone come Buddha. In quel momento si chiama la ruota della rabbia.

Come si può trasformare il veleno dell’ignoranza nella ruota dell’ignoranza? Quando pratichi senza alcuna distanza tra te e ciò che stai facendo, simultaneamente c’è un passaggio verso la libertà e realizzi il vuoto: realizzi che non c’è nulla a cui aggrapparsi e nessuno che possa aggrapparsi a qualcosa. La tua vita diventa meravigliosa. In giapponese si dice todatsu: to significa “trasparente, chiaro fino al fondo dell’acqua” e datsu “emancipazione” o “liberazione”, come un serpente che si toglie la pelle.

Nello Shōbōgenzō, “Kai-in zammai” (Samādhi del Sigillo dell’oceano), Dōgen Zenji afferma: «Il grande sentiero della Via del Buddha è attuazione e passaggio alla libertà». Il passaggio verso la libertà avviene nell’istante. C’è un sentiero verso la libertà in ogni istante. Di momento in momento, l’attuazione del vuoto e il passaggio verso la libertà operano insieme nel mondo del Buddha. È meraviglioso, ma non lo si può comprendere con la mente; si può solo praticarlo ogni giorno.

La pratica spirituale deve essere condotta con calma e silenzio, perché un passaggio verso la libertà si apre solo quando affronti il qui e ora. In ogni circostanza, qualunque sentimento, emozione o idea la tua coscienza dualistica abbia prodotto, accoglila. Subito dopo, non attaccarti, lasciala andare, lasciala ritornare all’unità. Allora anche tu potrai ritornare all’unità. Questa è pratica in azione, naturalmente pura e limpida. Così, proprio nel mezzo dello zazen, ricevi il tuo corpo e la tua mente e usali in pace e armonia. Questa è chiamata la ruota dell’ignoranza.

È difficile ricevere e accettare l’unità, perché la speculazione umana non riesce ad afferrarla. Ma se pratichi con piena dedizione, infine giungerai alla meta ultima: il silenzio. Quando tocchi il nucleo dell’esistenza e vedi la verità fondamentale, non c’è nulla da dire; sei semplicemente presente nel silenzio. Questo silenzio rende davvero viva la tua vita. Allora, anche senza pronunciare parole, il tuo silenzio ne contiene molte, esprimendo la verità in modo fisico e mentale, visibile agli altri. Questo è l’insegnamento del Buddha che si manifesta nella forma di una persona che contempla la profondità pura e limpida dell’esistenza umana.