Coloro che hanno iniziativa, consapevoli, puri nell’agire, agendo con attenta considerazione, vigilanti, disciplinati, vivendo il Dhamma: la loro gloria cresce.
Dal Dizionario
jhāna
Pronunce
Indica l'”assorbimento meditativo” e corrisponde al sanscrito dhyāna. Il termine designa il conseguimento di una concentrazione a punto unico, in cui la mente si ritira dall’input sensoriale esterno ed è completamente assorbita in un oggetto ideativo di meditazione (cfr. kammaṭṭhāna). Lo jhāna implica la capacità di governare la mente e, di per sé, non comporta una comprensione durevole della natura ultima della realtà; tuttavia, un certo livello di concentrazione è generalmente considerato necessario per preparare la mente alla realizzazione diretta della verità, alla distruzione delle afflizioni e al conseguimento della liberazione.
Gli jhāna sono classificati in due grandi categorie: (1) gli assorbimenti del regno della sottile materialità (rūpāvacarajhāna; sanscr. rūpāvacaradhyāna) e (2) gli assorbimenti del regno immateriale (arūpāvacarajhāna; sanscr. ārūpyāvacaradhyāna). Ciascuna di queste due categorie è ulteriormente suddivisa in quattro stadi o gradi di assorbimento, per un totale di otto stadi di jhāna, talvolta chiamati le otto “acquisizioni” (samāpatti).
I quattro assorbimenti del regno della sottile materialità sono caratterizzati da una progressiva attenuazione della coscienza man mano che si passa da uno stadio al successivo. Entrando in uno qualsiasi degli jhāna, il meditante supera temporaneamente i cinque ostacoli (nīvaraṇa) grazie alla forza della concentrazione; questo processo è chiamato “superamento per repressione” (vikkhambhanappahāna). I cinque ostacoli sono: (1) il desiderio sensuale (kāmacchanda), che ostacola l’unificazione della mente; (2) l’avversione o malevolenza (byāpāda), che ostacola il rapimento; (3) torpore e sonnolenza (thīnamiddha), che ostacolano il pensiero applicato; (4) agitazione e rimorso (uddhaccakukkucca), che ostacolano la gioia; e (5) il dubbio scettico (vicikicchā), che ostacola il pensiero sostenuto.
Questi ostacoli impediscono specificamente uno dei fattori dell’assorbimento (jhānaṅga; sanscr. dhyānāṅga), e una volta che sono placati si realizza il primo livello degli jhāna del regno della sottile materialità. Nel primo jhāna sono presenti tutti e cinque i costituenti; con l’approfondirsi della concentrazione, essi vengono progressivamente abbandonati, cosicché nel secondo jhāna scompaiono entrambe le forme di pensiero e rimangono solo rapimento (pīti), beatitudine (sukha) e unificazione; nel terzo restano solo beatitudine e unificazione; nel quarto la concentrazione è così raffinata che rimane soltanto l’unificazione.
Il pieno dominio del quarto assorbimento del regno della sottile materialità è richiesto per la coltivazione dei poteri sovranormali (abhiññā) e per lo sviluppo dei quattro jhāna del regno immateriale, che rappresentano raffinamenti del quarto rūpāvacarajhāna. In questi assorbimenti immateriali, l’”oggetto” della meditazione è progressivamente assottigliato e consiste rispettivamente in: (1) la sfera dello spazio infinito, (2) la sfera della coscienza infinita, (3) la sfera del nulla e (4) la sfera di né percezione né non-percezione. Il dominio degli assorbimenti del regno della sottile materialità o di quello immateriale comporta una rinascita nel cielo corrispondente a ciascun rispettivo assorbimento.
"The Princeton Dictionary of Buddhism"