Nella luce c’è l’oscurità,
ma non considerarla oscurità.Nell’oscurità c’è la luce,
ma non vederla come luce.
Prima parlerò dei due termini 明 [mei] e 暗 [an], ‘luce’ e ‘oscurità’. Luce significa il mondo relativo, dualistico, delle parole, il mondo pensante, il mondo visibile in cui viviamo. L’oscurità si riferisce all’assoluto, dove non c’è valore di scambio o valore materialistico, o persino valore spirituale: il mondo che le parole e la mente pensante non possono raggiungere. Vivendo nel regno della dualità, dobbiamo avere una buona comprensione dell’assoluto, che potremmo vedere come una divinità. Ma nel buddhismo non abbiamo nessuna idea particolare di divinità. L’assoluto è l’assoluto perché è oltre il nostro pensiero intellettuale o dualistico. Non possiamo negare questo mondo dell’assoluto. Molti dicono che il buddhismo è ateismo perché non abbiamo nessun particolare concetto di Dio. Noi sappiamo che c’è l’assoluto, ma sapiamo anche che è oltre i limiti della mente pensante, per cui non ne parliamo tanto. Ecco cosa intendiamo con 暗 [an], ‘oscurità’.
Questa è una traduzione letterale. Ma la traduzione letterale non ha molto senso, per cui dobbiamo comprendere il significato reale di 有 [ari], “c’è”. In giapponese ci sono due caratteri per “c’è”: 有 [ari] e 在 [zai]. Quando diciamo che c’è qualcosa sul tavolo, in terra o a Tassajara, qualcosa sopra o dentro qualcosa, utilizziamo 在 [zai], e quando diciamo: “Ho due mani”, usiamo 有 [ari]. In realtà, diciamo “Ci sono due mani”, o “In te ci sono due mani”. Una parte del carattere 有 [ari] significa ‘carne’ o ‘ pelle’. Ciò indica che tra la luce e l’oscurità c’è un rapporto molto stretto, come il rapporto tra la mia pelle e me stesso. La traduzione “Nella luce c’è l’oscurità” suona più dualistica. Potreste dire: “Ho la pelle” o “Ho la mano”, ma la mano o la pelle sono parte di voi, così in realtà non è dualistico. La pelle è voi stessi, Le mani sono le vostre mani. Dite: “Ho due mani”, ma alle mani potrebbe sembrare un po’ buffo. “Oh! Siamo una parte di te, tuttavia dici che hai due mani. Cosa intendi? Intendi che hai altre due mani oltre a noi?”. Se possibile, credo che ci dovrebbe essere un altro modo per esprimerlo.
In questi versi 有 [ari] significa che c’è un rapporto molto stretto tra la luce e l’oscurità. E in realtà l’oscurità in se stessa è luce. L’oscurità o la luminosità sono all’interno della vostra mente. Nella vostra mente avete un qualche criterio o un metro per misurare quanto sia luminosa o buia questa stanza. Se è particolarmente luminosa, potete dire che è luminosa; se è particolarmente buia, potete dire che è buia. Ma potreste dire: “Questa stanza è luminosa” e al tempo stesso qualcun altro potrebbe dire: “Questa stanza è molto buia”. Qualcuno che viene da San Francisco di notte potrebbe dire: “Oh, Tassajara è molto buio”. Ma qualcuno che viene qui da una grotta potrebbe dire: “Tassajara è molto luminoso, come una grande città”. L’idea di luce o oscurità è dentro di noi. Poiché abbiamo un qualche metro di giudizio possiamo dire luce o oscurità, ma in realtà la luce è oscurità e l’oscurità è luce.
Anche se diciamo ‘oscurità’, non significa che non ci sia nulla. Quando c’è la luce potete vedere molte cose, come i caucasici e i giapponesi, gli uomini e le donne, le pietre e gli alberi. Queste cose appaiono nella luce. Quando diciamo ‘oscurità’ o ‘mondo dell’assoluto’, che è oltre il nostro pensiero, potreste pensare che sia un mondo del tutto diverso da quello umano, ma anche questo è un errore. Se intendete l’oscurità a quel modo, non si tratta dell’oscurità di cui si sta parlando qui.
Alcuni di voi stanno preparando il pranzo per il matrimonio di Ed e Meg. Potreste servire i vari cibi separatamente, mettendoli in diversi piatti. Questa è la minestra, questa è l’insalata, questo è il dolce. Questa è la luce. Quando mangiate però i vari cibi si mischieranno nel vostro stomaco. Allora non ci saranno più né minestra, né pane, né dolce. In quel momento funzioneranno tutti insieme. Quando le varie portate sono sui piatti, ancora non funzionano, così in realtà non si tratta ancora di cibo; è luce. Quando è nel vostro stomaco, è oscurità; ma anche nell’oscurità ci sono ancora l’insalata e la minestra e tutto il resto. Il cibo è lo stesso; inizia a funzionare solo nel momento in cui cambia forma. Nell’oscurità completa le cose accadono in questo modo. Nella luce vi sentite bene; vi sentite come se aveste davanti un piatto speciale, ma il cibo ancora non serve al suo scopo.
Quando non sapete cosa state facendo, in realtà agite pienamente, con una mente totale. Quando pensate, non siete ancora all’opera. Quando iniziate ad agire, sono presenti sia il lato oscuro sia il lato luminoso. Quando praticate realmente la via buddhista, c’è un lato luminoso e uno oscuro, e il rapporto tra la luce e l’oscurità è questo rapporto 有 [ari], come il rapporto tra la pelle e il corpo. In realtà non si può dire quale sia la pelle e quale il corpo.
勿 [nakare] significa ‘non’. 以 [motte] significa ‘con’. 暗相 [anso] significa ‘lato oscuro’ o ‘vista oscura’. Il carattere を [o] significa ‘incontrare’, sottintendendo che tratti da amico la persona che incontri. Incontrate o vi imbattete in qualcuno allo stesso modo in cui una nuvola incontra una montagna. Qui c’è una montagna del Tassajara, ci sono delle nuvole, e le nuvole dell’oceano incontreranno la montagna. Questo tipo di rapporto è を [o]. Non dovreste incontrare le persone solo con la comprensione dell’oscurità. Se incontrate un vostro amico tenendo gli occhi chiusi, ignorando quanti anni ha o se è bello, ignorando tutte le sue caratteristiche, non lo incontrerete realmente. questa è una comprensione unilaterale, perché nell’oscurità c’è la luce. Anche se il rapporto fra di voi e il vostro amico è molto intimo, tuttavia il vostro amico è quello che è e voi siete voi. Forse il rapporto è come quello fra marito e moglie. Il marito è il marito e la moglie è la moglie; questo è un rapporto reale. Non incontrate i vostri amici senza la comprensione della luce o della dualità. Un rapporto stretto è oscuro perché, se è molto intimo, siete una cosa solo con l’altro. Ma ciò nonostante voi siete voi e il vostro amico è ciò che è.
Il terzo e quarto verso sono speculari al primo e al secondo. Dicono la stessa cosa, ma in modo diverso. “Nell’oscurità vi è la luce, ma non vederla come luce”. Nell’oscurità, anche quando abbiamo un rapporto di intimità, c’è la dualità di uomo e donna. questa dualità è la luce. Ma non dovreste guardare gli altri solamente con gli occhi della luce, perché l’altro lato della luce è l’oscurità. Oscurità e luce sono le due facce della stessa medaglia.
Tendiamo a cadere in idee preconcette. Se vi capita una brutta esperienza con qualcuno, potreste pensare: “Oh, è una cattiva persona, è sempre sgarbato con me”. Ma forse non è così. Lo guardate con gli occhi della luce soltanto. Dovreste capire perché è sgarbato con voi. Poiché il rapporto è così stretto, così intimo, è più di un rapporto tra due persone. È una persona sola. Così quando lui è arrabbiato, voi sarete arrabbiati. Quando uno è arrabbiato, l’altro sarà arrabbiato. Dovete comprendere l’altro aspetto della luce, che è l’oscurità. Allora, anche se vi arrabbiate, non starete poi così male. “Oh, è così arrabbiato con me perché mi è così vicino”. Se pensate che sia cattivo, vi sarà difficile cambiare l’idea che avete di lui. A volte sarà anche cattivo, ma in questo momento non sapete se è buono o o cattivo. Dovete vedere.
Non dovremmo aggrapparci all’idea di oscurità o luce; non dovremmo aggrapparci all’idea di uguaglianza o differenziazione per qualcuno, riesce quasi impossibile cambiare i propri sentimenti. Ma, se siamo buddhisti, dovremmo essere in grado di spostare la mente dal bene al male e dal male al bene. Se ne siete capaci, ‘male’ non significa più male, e ‘bene’ non significa più bene. Al tempo stesso, però, il bene è il bene e il male è il male. Capite? È così che dovremmo intendere i rapporti fra di noi. Ci sono dei versi:
La madre è la montagna blu
e i figli sono le nuvole bianche.Tutto il giorno sono insieme,
tuttavia non sanno
chi sia la madre e chi i figli.
La montagna è la montagna e le nuvole bianche sono le nuvole bianche che fluttuano intorno alla montagna come figli. C’è la montagna blu e ci sono le nuvole bianche, ma non sanno che ci sono nuvole bianche o montagne blu. Anche se non lo sanno, lo sanno molto bene, così bene che non lo sanno.
Questa è l’esperienza che avrete nella vostra pratica dello zazen. Sentirete gli insetti nel ruscello. Siete seduti e il ruscello scorre, e voi lo sentite. Anche se lo sentite, non avete nessuna idea di ruscello e nessuna idea di zazen. Siete semplicemente sul cuscino nero. Siete semplicemente lì come una montagna blu con le nuvole bianche. Tale rapporto è interamente spiegato in questi quattro versi del Sandokai.
Discussione
Roshi, che traduzione stai usando?
Ne stiamo usando diverse. Una traduzione non può essere perfetta. È difficile, quasi impossibile, tradurre perché non ci sono termini equivalenti esatti. 有 [ari] può significare ‘nulla’, ‘c’è’, ‘non c’è’. ‘Luce’ significa ‘oscurità’. Ma ‘luce’ non significa nulla se significa anche ‘oscurità’. Ecco perché prima ho detto ‘a doppio taglio’. Luce? Oscurità? Qual è? Cos’è? Ciò nonostante ci sono sia la luce sia l’oscurità.
Non ci dovrebbero essere domande su questo punto, ma se avete una domanda fatela pure, se volete essere colpiti [risate].
Roshi, cosa pui dire riguardo la concentrazione? Hai detto che le nuvole non sanno di essere figlie della montagna e viceversa, ma quando noi esseri umani apriamo e sistemiamo le ciotole per mangiare, ci concentriamo su questo senza ascoltare il ruscello. È un’attività diversa.
È la stessa attività.
Per me è diversa.
Ecco perché prendi le bastonate [risate]. Quando ti concentri veramente ci sono la luce e l’oscurità insieme, ma quando ci pensi ci sono due lati. Ora stai facendo una domanda. Quando fai una domanda pensi, e per me è difficile rispondere. Forse dovrei arrabbiarmi molto con te. È l’unico modo. Se ti colpissi probabilmente smetteresti di pensarci.
Roshi, perché ci rasiamo la testa?
Affinché la tua mente pensante possa essere altrettanto scorrevole [strusciandosi la testa rasata con la mano]. Luminoso-oscuro, in modo scorrevole. E anche per liberarci dagli ornamenti. Non dovremmo avere niente che non sia necessario.
Il Sutra del diamante dice che le sventure che ci affliggono in questa vita sono dovute alle colpe o agli errori commessi nelle vite passate, e che soffrendo ora per queste disgrazie, supereremo i nostri errori o otterremo una retribuzione per essi, una espiazione, aprendo così la via per l’illuminazione. Sembra un grosso carico. Non lo capisco; aggiunge una nuova dimensione al mio problema.
Ti aiuterà. Il tuo dolore attuale non significa che qualcuno ti faccia soffrire, ma che la tua sofferenza è causata da te stesso. Se lo intendi in questo modo non ti lamenterai. Ma al tempo stesso, se comprendi la tua vita solo dal punto di vista del karma, cioè la spiegazione dualistica del perché soffriamo, sei già intrappolato nell’idea di karma. Dovremmo essere liberi da questa visione unilaterale. Anche se diciamo ‘karma’, il karma non esiste. Ma se il karma non esiste, allora potresti dire: “Qualunque cosa io faccia, va bene”. Questo non significa che sei intrappolato nell’idea di oscurità. L’altro giorno abbiamo discusso del perché uccidiamo le forbicine. Dobbiamo ucciderle, ma questo non significa che sia giusto farlo. Non è affatto giusto. Dovremmo comprendere la nostra attività da entrambi i lati. Se vi sentite a disagio, dovreste fare uno sforzo maggiore; dovreste trovare il modo di proteggere gli ortaggi senza disturbare le forbicine. Ma non dovreste sprecare troppo tempo o la vostra pratica ne soffrirà. A ogni modo, dovrete continuare a trovare buone idee una dopo l’altra.
Roshi, qual è la differenza tra capire le cose o le attività da entrambi gli aspetti e non capirle affatto?
Oh, non c’è bisogno di parlare del non capire affatto [ride]. Se hai la possibilità di ascoltare un discorso o leggere un libro, capirai qualcosa. La verità è verità. Non ci sono due verità, solo una. Quando comprendete la verità solo con la mente, potete avere l’impressione che sia la verità. Ma paragonata alla vostra attività reale, alle vostre sensazioni o alla vostra vita, la verità che comprendete con la mente non è la verità effettiva. Poiché la nostra vita reale non è semplice come il nostro pensare, è facile convincersi che qualche idea che abbiamo sia la verità perfetta. Tuttavia per noi non è vera perché quel tipo di pensiero non si armonizza con la nostra vita reale.
Così ci sono due modi per capire la verità. Il primo è la verità intellettuale. “Noi capiamo”, diciamo, ma quella comprensione è puramente intellettuale. Che lo capiamo o no, la verità è verità, che Buddha sia apparso o no in questo mondo, la verità è verità. Nel secondo modo, qualcosa può essere vero per un buddha o un illuminato, ma per noi non è vero. Non possiamo accettare la verità fondamentale così com’è perché a noi non sembra vera. Questa è la verità con cui lavoriamo nella nostra pratica. Dal punto di vista della nostra pratica la verità non è sempre vera.
Sebbene molti praticanti ai tempi del Buddha avessero raggiunto il samādhi1, il Buddha non accettava questo samadhi sino a che non era rafforzato dall’equanimità. È quello che hai appena detto?
Sì. Sottolineare un modo di vedere non è la nostra via. Noi diamo più importanza alla vita reale. Ecco perché dobbiamo praticare. Che tutti noi abbiamo una natura di buddha è vero, che il Buddha l’abbia affermato o no. Ma purtroppo la maggior parte di noi non se ne rende conto. Non so perché.
Quando qualcuno arriva a vedere l’oscurità nella luce e la luce nell’oscurità, alla fine diventano la stessa cosa o rimangono sempre separati come luce e oscurità?
Sì, sono la stessa cosa, ma la nostra mente pigra separa l’oscurità dalla luce. Immergersi nella luce, trovare l’oscurità nella luce, trovare la natura di buddha nel perfetto zazen è la nostra via. Che dormiate o no, che siate buoni o cattivi studenti, dovreste sedere in meditazione. Questa è l’unica via per trovare l’oscurità nella vostra luminosa pratica dualistica.
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Questo capitolo è estratto dal commento al Sandokai “Rami D’Acqua Scorrono Nell’Ombra” edizione Astrolabio-Ubaldini, ottavo discorso (p. 101)