I fenomeni sono preceduti dalla mente, guidati dallla mente, formati dalla mente. Se parli o agisci con mente serena, la felicità ti segue— come un’ombra che mai si separa.
Dal Dizionario
tricīvara
Pronunce
In sanscrito, “tre vesti” o “triplice veste” indossata da monaci e monache: la veste esterna più ampia (saṃghāṭī), la veste superiore (uttarāsaṃga) e la veste inferiore o panno da cintura (antarvāsas).
Secondo il vinaya, il Buddha, preoccupato che troppi monaci accumulassero vesti rischiando di “ricadere nel lusso”, dopo aver trascorso una notte al freddo stabilì che la triplice veste fosse sufficiente per mantenersi al caldo.
L’antarvāsas è la più piccola delle tre vesti: normalmente di un solo strato di stoffa, si indossa attorno alla vita e copre il corpo dall’ombelico fino a metà polpaccio. L’uttarāsaṃga è abbastanza grande da coprire il corpo dal collo a metà polpaccio, anch’essa generalmente di un solo strato di tessuto. La saṃghāṭī, o veste esterna, è della stessa dimensione dell’uttarāsaṃga ma solitamente di due strati di stoffa; si indossa su una o entrambe le spalle, a seconda che si sia all’interno o all’esterno del monastero.
La saṃghāṭī doveva essere confezionata con pezze di stoffa cucite, in numero variabile da nove a venticinque, a seconda della versione del vinaya; si dice che questa foggia di pezze sia stata ispirata ai campi agricoli del magadha che il Buddha osservò un tempo. Tutte e tre le vesti devono essere tinte di un colore “impuro”, interpretato come una tonalità tra il giallo zafferano rossastro o bruno e l’ocra. Per questo motivo le vesti sono anche chiamate kāṣāya, cioè “vesti tinte” (letteralmente “di colore torbido”), tradizionalmente confezionate con pezze di stoffa usata e poi tinte.
Le vesti erano uno dei quattro requisiti fondamentali (niśraya; P. nissaya) concessi ai monaci e alle monache, insieme alla ciotola per le elemosine (pātra) e al riparo. Erano inoltre oggetto della cerimonia del kaṭhina, durante la quale ai monastici veniva offerto tessuto per confezionare nuovi abiti al termine di ogni ritiro delle piogge (varṣā; P. vassa).
"The Princeton Dictionary of Buddhism"