I fenomeni sono preceduti dalla mente, guidati dallla mente, formati dalla mente. Se parli o agisci con mente serena, la felicità ti segue— come un’ombra che mai si separa.
Dal Dizionario
kāṣāya
Pronunce
In sanscrito, “tingere” o “di colore torbido”; indica le vesti (cīvara) di un monaco o di una monaca ordinati, tradizionalmente confezionate con pezze di stoffa sporca e poi “tinte” in una tonalità giallo-zafferano rossastra, bruno-gialla o ocra. Talvolta scritto anche kaṣāya.
Benché nelle diverse tradizioni buddhiste il colore effettivo vari, l’elemento essenziale è che sia una tonalità mescolata o “impura”, non un colore primario puro. Questa impurità serve a favorire nei monastici un senso di distacco anche rispetto ai propri abiti. Secondo il vinaya, la veste kāṣāya deve essere confezionata con stoffe macchiate o logore che la gente comune non userebbe per vestirsi, come stracci o sudari funerari. Anche i nuovi tessuti offerti al saṃgha vengono di solito “ritualmente contaminati” per soddisfare questo requisito.
La regola finale per la veste kāṣāya stabilisce che essa debba essere cucita con pezze di stoffa e non da un singolo telo nuovo, considerato troppo lussuoso. Le vesti sono cucite con un numero dispari di pannelli verticali — tipicamente cinque, sette o nove — ciascuno suddiviso in segmenti e bordato da una fascia di tessuto. Si dice che il Buddha abbia preso ispirazione per questo modello a riquadri osservando un campo di risaie delimitato dagli argini.
Le vesti erano uno dei quattro requisiti fondamentali (niśraya; P. nissaya) concessi ai monaci e alle monache, insieme alla ciotola per le elemosine (pātra), e costituivano l’oggetto della cerimonia del kaṭhina, durante la quale si offriva stoffa ai monastici per confezionare nuove vesti al termine del ritiro delle piogge (varṣā).
Con il tempo, le vesti kāṣāya divennero anche simbolo di appartenenza settaria e di rango istituzionale nelle varie tradizioni buddhiste, e vennero realizzate in colori vivaci e tessuti pregiati. Tuttavia, anche le più sontuose continuano a essere cucite nello stile a riquadri tipico dell’originaria veste kāṣāya. Vedi anche cīvara; tricīvara.
"The Princeton Dictionary of Buddhism"