Coloro che hanno iniziativa, consapevoli, puri nell’agire, agendo con attenta considerazione, vigilanti, disciplinati, vivendo il Dhamma: la loro gloria cresce.
Dal Dizionario
nirodha
Pronunce
In sanscrito e in pāli significa “cessazione”, “estinzione” o “soppressione”, e si riferisce in particolare all’estinzione di una specifica afflizione (kleśa) o di un insieme di afflizioni. Poiché il nirvāṇa è la cessazione di ogni azione (karman) e di ogni afflizione, esso costituisce una forma di nirodha. La “verità della cessazione”, o nirodhasatya, è la terza delle quattro nobili verità enunciate dal Buddha nel suo primo sermone, la “Messa in moto della Ruota del Dharma” (dhammacakkappavattanasutta; dharmacakrapravartanasūtra). Poiché il nirodha è un’assenza e quindi non muta di momento in momento, talvolta viene classificato come un fattore permanente (nityadharma).
Nella letteratura abhidharma vengono descritti due tipi di nirodha. Il pratisaṃkhyānirodha, o “cessazione analitica”, indica una cessazione che si verifica come risultato dell’analisi meditativa della reale natura dei fenomeni; esso è uno dei fattori non composti (asaṃskṛtadharma) riconosciuti sia dalla scuola sarvāstivāda-vaibhāṣika sia da quella yogācāra. Il apratisaṃkhyānirodha, o “cessazione non analitica”, indica invece una semplice assenza, come l’assenza temporanea della fame dopo un pasto, oppure un fattore non composto (asaṃskṛtadharma) che sopprime la produzione di tutti gli altri dharma, assicurando che essi non sorgano mai più nel presente. Si veda anche nirodhasamāpatti.
"The Princeton Dictionary of Buddhism"