Così ho udito: Una volta il Bhagavan dimorava vicino a Shravasti nel Giardino di Anathapindada, nella Foresta di Jeta, insieme all’intera assemblea di 1250 bhikshu e a un gran numero di intrepidi bodhisattva. Un giorno, prima di mezzogiorno, il Bhagavan indossò la sua veste rattoppata, prese la sua ciotola ed entrò nella capitale di Shravasti…
Dal Dizionario
smṛti
Pronunce
In sanscrito, “consapevolezza” o “memoria”, termine spesso reso nelle fonti occidentali attraverso l’equivalente pāli sati. È un termine polisemico, ma nei contesti meditativi indica soprattutto la capacità di mantenere l’attenzione su un oggetto prescelto senza dimenticanza né distrazione. Nella scuola sarvāstivāda dell’abhidharma, la smṛti è elencata tra i cinque fattori mentali determinativi (viniyata) che assistono la mente nel determinare il proprio oggetto; gli altri quattro sono aspirazione (chanda), determinazione (adhimokṣa), concentrazione (samādhi) e saggezza (prajñā). Secondo aśaṅga, questi cinque fattori accompagnano sempre gli stati mentali salutari (kuśala): quando uno è presente, lo sono anche tutti gli altri.
La consapevolezza è centrale in ogni forma di pratica meditativa formale, poiché chiarisce il processo percettivo e lascia la mente in uno stato puramente ricettivo, inibendo risposte non salutari agli stimoli sensoriali, come brama, avversione e illusione. Essa contribuisce inoltre al controllo della mente, eliminando la distrazione e permettendo al praticante di acquisire padronanza dei propri processi mentali. La smṛti funge anche da catalizzatore della “circospensione” o “introspezione” (saṃprajanya) e, in ultima analisi, della saggezza (prajñā).
In quanto terza delle cinque facoltà spirituali (pañcendriya), la smṛti bilancia fede (śraddhā) e saggezza — che potrebbero degenerare rispettivamente in cieca credulità o scetticismo — nonché energia (vīrya) e concentrazione (samādhi) — che potrebbero degenerare in irrequietezza o torpore. Per questo la consapevolezza è considerata il perno che assicura lo sviluppo armonico di tutte e cinque le facoltà: a differenza degli altri fattori, non può mai diventare eccessiva né degenerare in uno stato negativo. L’enfasi posta sulla smṛti è uno dei tratti più distintivi della teoria meditativa buddhista.
Di conseguenza, il termine ricorre in numerosi elenchi di qualità virtuose, soprattutto in ambito meditativo. Nella sua formulazione più nota, la “retta consapevolezza” (samyaksmṛti) costituisce il settimo fattore dell’āryāṣṭāṅgamārga. In questo contesto, la coltivazione dei “fondamenti della consapevolezza” (smṛtyupasthāna) è intesa come base per lo sviluppo della saggezza liberante. Le pratiche basate sulla smṛti sono pertanto spesso discusse in relazione alla meditazione di visione profonda (vipaśyanā).
Nel celebre discorso noto come mahāsatipaṭṭhānasutta, il Buddha espone quattro ambiti di addestramento alla consapevolezza: il corpo (kāya), le sensazioni (vedanā), gli stati mentali (citta) e i fattori specifici (dharma). In altri schemi dottrinali, la smṛti è elencata come primo dei sette fattori del risveglio (bodhyaṅga) o come terza delle cinque “potenze” (bala) acquisite nel percorso preparatorio.
"The Princeton Dictionary of Buddhism"